Processo Vannini, il Pg: “Condannate a 14 anni tutta la famiglia Ciontoli”

Ciontoli condannati

“Una serie di menzogne, di condotte assurde e impensabili”. Così il procuratore generale di Roma, Vincenzo Saveriano, che nella sua requisitoria oggi ha chiesto di condannare l’intera famiglia Ciontoli a 14 anni di carcere per l’omicidio volontario di Marco Vannini, ucciso da un colpo di pistola nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 mentre era a casa della fidanzata a Ladispoli, sul litorale romano.

L’accusa per tutti è omicidio volontario

Per il pg, da parte della famiglia Ciontoli c’è stato “un disegno programmato a cui tutti hanno aderito a costo di fare morire Marco. Menzogne e reticenze segnalate già dalla Cassazione. Infatti, il 7 febbraio scorso ha disposto un nuovo processo di appello per il riconoscimento dell’omicidio volontario con dolo eventuale. Gli imputati “ci hanno riempito di bugie. Prima hanno mentito in continuazione allo scopo di evitare che il capofamiglia Antonio perdesse il posto di lavoro. Hanno fornito false informazioni ai sanitari. Hanno scelto di rimanere inerti, per oltre una ora. E hanno deciso di non attivare alcuna richiesta di soccorso. Nel frattempo, Vannini moriva dissanguato e implorava aiuto” ha concluso il pg.

Delitto Vannini: il processo bis

In subordine, l’accusa ha chiesto di ritenere solamente i familiari di Antonio Ciontoli, che ferì a morte Vannini, responsabili di concorso anomalo in omicidio e di condannarli alla pena di 9 anni e 4 mesi di reclusione. Il processo bis era stato disposto dopo la sentenza dei giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione del 7 febbraio. In quel caso, aveva accolto la richiesta delle parti civili e del sostituto procuratore generale di annullare con rinvio la sentenza d’appello per la famiglia Ciontoli. E di disporre un nuovo processo per il riconoscimento dell’omicidio volontario con dolo eventuale.

Per l’omicidio del ragazzo, appena ventenne, il 29 gennaio dello scorso anno i giudici della corte d’Assise d’Appello di Roma avevano condannato il padre della sua fidanzata Antonio Ciontoli per l’accusa di omicidio colposo a 5 anni di reclusione. Pena ridotta rispetto ai 14 che gli erano stati inflitti in primo grado per omicidio volontario. Avevano confermato, invece, le condanne a tre anni per i due figli di Ciontoli, Martina e Federico, e per la moglie Maria Pezzillo.