Raggi, dopo la mozione sulla ZTL sempre più concreto il rischio della ‘spallata’

Il rischio di una ‘spallata’ portata avanti dal fuoco amico e dalle opposizioni sarebbe dietro l’angolo per Virginia Raggi. Due i segnali inquietanti registrati nell’ultimo periodo, che suonano come un forte campanello d’allarme per la sindaca e i suoi fedelissimi. Il primo, la sofferta delibera per approvare gli ultimi tre bilanci dell’Ama. Passata solo in seconda convocazione, perché in prima lettura non c’erano i numeri. Il secondo, la mozione per la riapertura dei varchi della ZTL fino al 30 aprile. Presentata da Fratelli d’Italia e approvata dall’Aula Giulio Cesare. Con 21 voti a favore, compreso quello del presidente del Consiglio comunale ed esponente del M5S Marcello De Vito. E proprio De Vito sembra essere tra i più attivi, visto che ha annunciato di aver già scritto al Prefetto. Chiedendo che la sindaca si adegui alla volontà dell’Aula e disattivi i varchi. Inoltre, l’ex candidato sindaco alle primarie pentastellate di cinque anni fa, poi battuto su Rousseau dalla Raggi, aveva anche annunciato una mozione di sfiducia contro l’assessore alla mobilità Pietro Calabrese. Che fino ad ora però non ha presentato. Pur dichiarando a Roma Today che nel caso la sfiducia arrivasse dalle opposizioni, sarebbe pronto a votarla. In tutto questo, la Raggi deve fare l’equilibrista. Cercando di ricucire con i ‘ribelli’, e puntando a isolare i nemici interni irriducibili.

ZTL, passa la mozione di FDI per riaprire i varchi. Esultano commercianti e opposizioni

I numeri non ci sono più, e per frenare De Vito la Raggi corteggia i ‘dissidenti’

I numeri della maggioranza che sostiene Virginia Raggi in Campidoglio ballano di brutto. E la sindaca per far passare le delibere è costretta a rimanere in Aula. E a dare il suo voto, spesso in seconda convocazione. Una situazione pericolosa, mentre già in molti nei corridoi parlano di una possibile ‘spallata’. Che manderebbe a casa la Raggi prima dell’estate. Magari per dimostrare a Grillo, ma anche al nuovo capo in pectore Giuseppe Conte, che nella Capitale non è lei a dare le carte. Il tutto si inserisce in un gioco di incastri complicatissimo, che inizia dai quattro consiglieri dissidenti della prima ora. Stefano, Terranova, Iorio e Sturni. Ai quali si sono aggiunte altre cinque elette, da ultima Simona Ficcardi. Passate proprio tra i banchi delle opposizioni. Così la Raggi torna a strizzare l’occhio agli ex amici, come il presidente della commissione mobilità Enrico Stefano. Che certamente aveva chiesto le primarie a Roma. E si era dichiarato contrario a ogni ricandidatura calata dall’alto. Ma che al tempo stesso è sempre stato contrario alle aperture della ZTL. Questo potrebbe essere il motivo per cui la sindaca sta prendendo tempo. Come sulla ciclabile di via La Spezia. Cambieremo il progetto che così non va, aveva dichiarato Virginia dopo un sopralluogo in zona. Davanti a automobilisti e residenti inferociti. Ma adesso tutto tace. Forse proprio per cercare di recuperare un rapporto con l’ala più green del Movimento. Basterà per arrivare a ottobre? Lo sapremo comunque tra poco, perché il tempo stringe. E il quinquennio di governo del M5S in città sta comunque in ogni caso per scadere.
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