Rai, solita gestione dissennata: costumista vince la causa e ottiene 250mila euro. Più l’assunzione

Rai lavoratori

La Rai continua ad avere problemi nei contenziosi, come capita da decenni a questa parte. Non si contano le cause che ha perso o le transazioni che ha fatto per evitare le stesse, ma sembra che l’esperienz anon insegni nulla. Oltre alle problematiche legate a Report e all’Usigrai che ha chiamato l’ad in giudizio per il caso del Tg tagliati, ci colpisce particolarmente l’ennesima causa persa con un dipendente. Ancora una volta, come riporta il sito Vigilanzatv.it, la sconfitta di mammaRai è targata Vincenzo Iacovino, il legale che non è la prima volta che batte l’azienda in cause di lavoro. L’avvocato assisteva contro il colosso di viale Mazzini una costumista dell’azienda. Risultato, la Rai ha dovuto sborsare ben 250 mila euro.

Iacovino versus Rai: l’avvocato vince ancora

E’ lavvocato Iacovino stesso che racconta la vicenda sui social. “La lavoratrice ha iniziato a lavorare in Rai dal 1991 con contratti di lavoro a tempo determinato, reiterati fino al 1999, che avevano ad oggetto lo svolgimento di attività lavorativa come costumista. Dal 1999 in poi la Rai stipula con la lavoratrice diversi contratti a partita iva. Contratti che di fatto sono serviti solo a risparmiare e a nascondere o dissimulare il rapporto di lavoro di fatto subordinato. Infatti di fatto ha continuato a svolgersi sempre alle stesse condizioni come costumista nei diversi programmi televisivi. La lavoratrice, con 20 anni di precariato, perde la causa in Tribunale, si rivolge allo studio legale Iacovino & Associati, promuove appello e ribalta la decisione.

Ribaltata la sentenza di primo grado

La Corte di Appello di Roma sezione lavoro qualifica infatti il rapporto intercorso tra le parti, sin dall’ottobre 1999, quale rapporto di lavoro di natura subordinata a tempo indeterminato. La Corte riconosce la persistenza del rapporto condannando la Rai a riammettere in servizio la lavoratrice con inquadramento nel 3’ livello del Ccnl con mansioni di costumista“. Aggiunge Iacovino: A quel punto “i giudici capitolini condannano, altresì, la Rai al pagamento, in favore della lavoratrice, delle retribuzioni maturate a titolo di risarcimento del danno patito. La lavoratrice, riammessa subito in servizio, ha dovuto affrontare un altro giudizio per l’esatta quantificazione del danno che giorni fa il Tribunale di Roma ha determinato in euro 250.000 € oltre alle spese legali sempre a carico della Rai e degli utenti“.

Chi pagherà in Rai i danni, anche erariali?

La Rai, inoltre, “dovrà versare anche i contributi presso gli enti competenti. Va detto che in Rai per lungo tempo la gestione dei rapporti di lavoro ha seguito la prassi oggetto di sentenza. Sia per i giornalisti che per gli altri dipendenti. Omettendo così di versare centinaia di milioni di euro alle casse degli enti, dissestati, e ai lavoratori che tuttora possono rivendicare i loro diritti. C’è da chiedersi chi pagherà mai di persona i danni, anche erariali. Provocati agli enti previdenziali e ai lavoratori così sfruttati nello svolgimento della loro attività prestata in favore del servizio pubblico radiotelevisivo finanziato dal canone pagato dagli utenti”, conclude l’avvocato. Ci sarebbe anche un’altra cosa da chiedere, della quale nessuno parla mai. Ossia perché la Rai, che ha le stesse pubblicità di Mediaset e delle altre tv, vuole anche il canone da noi?