Rebibbia, spaccio anche nel carcere: fermata consegna di droga e cellulari

Si era presentata nella Casa di reclusione di Rebibbia, a Roma, per un colloquio con il figlio detenuto. Tuttavia la Polizia Penitenziaria l’ha scoperta con droga e telefoni cellulari, perfettamente funzionanti e completi di carica-batteria, che sperava di consegnare al ragazzo. Lo rende noto il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe.
Rebibbia, la droga circola a fiumi
“I due microcellulari e l’hashish sono stati trovati dagli agenti addetti al reparto colloqui. Hanno rinvenuto il tutto all’interno delle suole di un paio di scarpe da ginnastica”. Lo racconta il Segretario nazionale del Lazio Maurizio Somma. Infatti, “la donna intendeva farli arrivare al figlio detenuto. I telefonini, dotati di cavetto di ricarica, sono stati sequestrati e la donna denunciata per possesso di stupefacenti e introduzione in carcere di apparecchi cellulari”.

La denuncia di Donato Capece del Sappe
A Rebibbia la droga circola a fiumi. E uccide. Infatti, “continua, per il terzo anno consecutivo, il trend crescente delle morti per overdose che, con un ulteriore incremento pari a 37 unità raggiunge quota 373, con un aumento dell’11,01% rispetto all’anno 2018 – avverte Donato Capece, segretario generale del Sappe – In oltre la metà dei casi, la causa del decesso è da attribuire al consumo di oppiacei (169 casi all’eroina, 16 al metadone, 1 al fentanil, e 1 alla morfina). Dal 1973, anno in cui hanno avuto inizio le rilevazioni in Italia sugli esiti fatali per abuso di droga, sono complessivamente 25.780 i morti causati dal consumo di stupefacenti. L’andamento in atto è un fenomeno estremamente preoccupante, sul quale gli analisti e gli esperti dovranno continuare a interrogarsi per individuare le cause e porre un argine non solo sul piano della repressione del traffico e dello spaccio”.