Reddito di cittadinanza, furbetti in fuga: le richieste sono crollate del 65%

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Crollano le domande di Reddito o Pensione di cittadinanza mentre le famiglie che hanno ricevuto l’assegno a febbraio diminuiscono a quota un milione toccando il livello minimo da ottobre 2020.

La spesa nel mese è stata di 576,3 milioni, in calo dai 657,8 di gennaio. Secondo quanto emerge dalle tabelle dell’Osservatorio Inps sulla misura di contrasto alla povertà le domande arrivate all’Istituto nei primi due mesi sono state 90.287 a fronte delle 261.378 dello stesso periodo del 2022 con un calo del 65,23%. A gennaio le domande erano state 88.184 e quindi a febbraio si sono registrate poco più di 2mila domande. I nuclei con l’assegno a febbraio erano 1.001.743 in calo rispetto ai 1.160.714 di gennaio.

Reddito di cittadinanza: crollate le richieste dei single

Il dato risente della mancata presentazione di una quota di Dsu (dichiarazioni sostitutive uniche) necessarie entro gennaio per mantenere il beneficio, ma anche della ripresa economica che ha consentito probabilmente a una parte dei beneficiari di trovare lavoro. Non è escluso che nella mancata presentazione dei documenti necessari ci sia anche la convinzione di non rientrare nelle maglie del nuovo sussidio al quale sta lavorando il Governo. E questa convinzione potrebbe essere anche responsabile, insieme alla vivacità del mercato del lavoro, di una buona parte del crollo delle domande presentate. Inoltre la popolazione che ha i requisiti potrebbe essersi assestata e quindi questo potrebbe in parte spiegare il calo delle domande. Il governo è al lavoro per riformare il Rdc e i numero sembrano indicare un assestamento che vada nelle direzioni indicate.

Secondo le tabelle Inps sono diminuiti soprattutto i nuclei composti da una sola persona, quelli per i quali il Governo sta studiando la stretta a meno che non siano di disabili o anziani, passati dai 537.238 di gennaio ai 460.775 di febbraio con un calo del 14,33% a fronte del -13,7% complessivo. Queste famiglie di single restano comunque la larga parte degli assistiti (il 46%) anche a causa della scala di equivalenza che penalizza le famiglie numerose.