Regione Lazio, 24 milioni per cinema, teatri e siti storici: in Commissione riparte l’iter lampo
 
                    Regione Lazio, ventiquattro milioni di euro per far rinascere cinema, teatri, palazzi storici, luoghi di culto e siti archeologici del Lazio. È questo l’obiettivo del nuovo “Piano di interventi straordinari per la valorizzazione del patrimonio culturale regionale”, approdato ieri in V Commissione Cultura del Consiglio regionale. Il provvedimento, che attua la Legge di Stabilità Regionale 2024, punta a ridare slancio a un settore chiave dell’identità e dell’economia locale: la cultura.
A illustrare il piano è stato Luca Fegatelli, direttore della Direzione regionale Cultura, mentre la seduta è stata presieduta da Mario Luciano Crea (Lista Civica Francesco Rocca Presidente). I membri della Commissione potranno inviare osservazioni o proposte integrative entro il 3 novembre, ma l’iter promette di essere rapido.
 
    Cultura come infrastruttura: il piano “straordinario” della Regione Lazio
Il piano non è un semplice elenco di contributi, ma una strategia organica di rigenerazione culturale. I fondi – 24 milioni di euro complessivi – saranno destinati a interventi di restauro, messa in sicurezza, efficientamento energetico e valorizzazione digitale di beni pubblici e privati che abbiano un forte valore culturale o sociale.
L’obiettivo è duplice: preservare il patrimonio storico del Lazio e rilanciare la filiera culturale come leva di sviluppo economico e turistico. Nel mirino ci sono teatri comunali chiusi o in difficoltà, sale cinematografiche storiche, palazzi e chiese che necessitano di interventi strutturali, oltre a spazi archeologici e ricreativi spesso dimenticati.
Una parte delle risorse sarà inoltre dedicata a progetti di accessibilità e digitalizzazione, con l’intento di rendere fruibili i luoghi della cultura anche alle persone con disabilità e di promuoverli attraverso piattaforme digitali e nuove tecnologie.
Equilibrio territoriale e criteri di urgenza
Uno dei punti qualificanti del piano è l’attenzione all’equilibrio territoriale. Gli interventi, ha spiegato Fegatelli, saranno distribuiti in modo omogeneo tra le province del Lazio, per evitare squilibri e concentrazioni di spesa nella Capitale. Verranno privilegiati i progetti che rispondono a criteri di urgenza, sicurezza e valore identitario, con un’attenzione particolare alle aree interne e ai piccoli comuni.
La Regione, in questo senso, vuole dare un segnale chiaro: la cultura non è solo Roma, ma anche i borghi, i teatri di provincia, le ex sale parrocchiali, i siti archeologici periferici che raccontano la storia diffusa del territorio.
Collaborazione pubblico-privato e impatto economico
Il piano incoraggia inoltre la collaborazione tra enti locali, fondazioni, associazioni culturali e soggetti privati, per moltiplicare l’impatto degli investimenti. L’idea è quella di attivare un modello di cofinanziamento e partenariato che consenta una gestione più sostenibile dei luoghi culturali, favorendo anche l’occupazione e la formazione nel settore artistico e tecnico.
Il presidente Crea ha ricordato che “questo programma rappresenta un passo concreto verso la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale diffuso del Lazio, un volano strategico per turismo, occupazione e identità regionale”. Un concetto che racchiude la visione di una cultura come infrastruttura sociale, capace di generare ricchezza, innovazione e coesione.
Iter rapido e obiettivo 2026
L’iter di approvazione del piano è stato definito “lampo”, in linea con la volontà del presidente Rocca di accelerare i progetti legati alla cultura e al turismo. Dopo la fase di osservazioni, prevista entro il 3 novembre, la delibera passerà in Giunta regionale per il via libera definitivo.
L’obiettivo è avviare i primi cantieri entro la primavera 2026, con una rendicontazione semestrale per monitorare l’avanzamento dei lavori. Si punta così a evitare ritardi e dispersioni di fondi che in passato hanno frenato iniziative analoghe.
Un segnale politico e civile dalla Regione Lazio
Dietro i numeri, il piano rappresenta anche un segnale politico: la volontà della Regione di investire nella cultura come servizio pubblico, non come lusso. In un momento in cui molte sale teatrali e cinematografiche rischiano la chiusura definitiva, e interi borghi vedono sfumare la propria memoria storica, questi interventi si configurano come una risposta concreta alla domanda di futuro che arriva dal territorio.
Il messaggio è chiaro: rilanciare la cultura significa rilanciare il Lazio. E i 24 milioni messi sul piatto non sono soltanto un investimento economico, ma un impegno simbolico verso la bellezza, la conoscenza e l’identità collettiva.
In sintesi, la Regione Lazio scommette su un piano che unisce tutela e innovazione, storia e tecnologia, centro e periferia. Se l’attuazione sarà all’altezza delle promesse, potrà segnare un punto di svolta per la rinascita culturale e civile del territorio.
