Regione Lazio, Zingaretti non si dimette: il voto slitta al 12 febbraio

“Rinviato per l’ennesima volta l’esame del Collegato di Bilancio. Come un giocatore di scacchi perdente, il Presidente uscente del Lazio continua ad arroccarsi sulla scacchiera del potere e non si dimette, per consentire al Partito Democratico il velleitario tentativo di ridare consistenza alla ammucchiata di centro sinistra ormai in disfatta. Come accaduto più volte Zingaretti ‘predica bene e razzola male’, si erge a paladino delle regole democratiche, ma il primo a disattenderle è lui. Con il suo atteggiamento sta di fatto rinviando le consultazioni elettorali regionali, che si sarebbero potute tenere addirittura insieme alle Politiche, trascurando la soluzione delle vere priorità del territorio che potevano già essere affrontate da una nuova Giunta”. Così in un comunicato i consiglieri regionali del Lazio di Fdi.

Zingaretti il temporeggiatore

“Ricordiamo inoltre che il 4 novembre scadranno i dieci giorni della diffida ricevuta dall’ormai ex Governatore, mentre l’8 saranno 30 giorni dalla data della sua proclamazione a parlamentare. La cittadinanza del Lazio ha bisogno di amministratori capaci, non merita di essere governata per imposizione”, conclude la nota.

Elezioni Lazio: quando si vota

Questo slittamento delle dimissioni da parte di Zingaretti, secondo l’agenzia Dire, apre uno scenario nuovo sulla data del voto nel Lazio. Finora l’ipotesi più accreditata era quella del 5 febbraio, perché legata all’addio del presidente subito dopo l’ok del Consiglio al Collegato previsto, come detto, per oggi. Adesso invece inizia a prendere sempre più corpo, tanto da essere considerata da molti al momento l’ipotesi più probabile, la data del 12 febbraio per lo svolgimento delle elezioni. Perché questo accada, basterebbe che si dimettesse l’11 novembre. Ventiquattro ore dopo ci sarebbe la pubblicazione sul bollettino della Regione e da quel momento decorrerebbero i tre mesi entro i quali si deve andare alle urne, come prevede lo Statuto del Lazio. Le spinte per arrivare alla seconda domenica di febbraio sono tante. Anche da pezzi dell’opposizione di centrodestra, eccetto FdI che vorrebbe votare il 5. Non va dimenticato che entro un mese dal voto vanno presentate le liste. Pertanto svolgere le elezioni il 12 febbraio consentirebbe ai partiti di stabilire i propri candidati non durante le feste di Natale ma dopo. Inoltre, questo termine darebbe a tutti un mese pieno per lo svolgimento della campagna elettorale.