Riaprono le moschee romane: ma la metà sfugge a ogni controllo

la Moschee di Forte Antenne, Roma

Le moschee riaprono. I musulmani in Italia sono circa due milioni e ci stima un milione quelli irregolari, ossia sul territorio italiano illegalmente. Adesso, oltre le chiese, dovrebbero riaprire le moschee, dopo le restrizioni relative al coronavirus. Ma qui le cose potrebbero complicarsi. Ne ha fatto un’approfondita inchiesta il sito Ofcs.Report in un articolo dal titolo inquietante “Covid-19, moschee: riapertura a rischio per piccole e medie”. Che succederà? C’è da dire che nonostante l’inizio dell’emergenza abbia coinciso con il ramadan, i musulmani si sono adeguati abbastanza bene alle regole, rispettando le indicazioni del governo. Però c’è una parte di fedeli, non quantificabili, che potrebbero frequentare – o continuare a frequentare – le moschee che non si allineano alle regole.

Piccole moschee di cui si ignora l’esistenza

Esistono infatti in Italia un numero impressionante di piccole moscheee, non denunciate e non conosciute, magari in garage o sgabuzzini, che sono tracciate da nessuno. Come riferisce il sito, pochi giorni fa a Roma, nel quartiere Eur, una moschea è stata chiusa dalle forze dell’ordine e l’imam denunciato per “svolgimento di attività ricreativa senza autorizzazione”. Solo a Roma, sarebbero infatti più di cento le moschee, oltre la metà delle quali incontrollate e probabilmente altre decine sconosciute. Neanche le associazioni nazionali musulmane probabilmente ne conoscono l’esistenza.

Faremo la fine delle banlieues francesi?

Ci ritroveremo, se non lo siamo già, nella situazione delle banlieues francesi, dove interi sobborghi sono in mano a immigrati musulmani che li gestiscono per conto proprio. Il presidente dell’Ucoii Yassine Lafram, a cui fanno capo oltre 160 moscheee in Italia, è preoccupato: “Le moschee piccole o medie non aderiscono a realtà associative nazionali e questo mi preoccupa perché i luoghi di culto sono piccoli o medi e molti potrebbero non essere in grado di rispettare i protocolli. Ecco perché siamo molto cauti nelle comunicazioni. A tutte le moschee dico: quando sarà decisa una data, se siete in grado di gestire in sicurezza aprite, altrimenti avete l’obbligo di restare chiusi”.

Il presidente dell’Ucoii è preoccupato

Quando succederà questo? Intanto il 18 maggio nelle chiese si torneranno a celebrare le messe. Verosilmente potrebbero aprire anche le moschee, anche cosiderando che il 24 maggio è la fine del Ramadan. Riferisce sempre Ofcs.Report: “Stiamo lavorando ad un protocollo ad hoc, ma non abbiamo una data per la riapertura. Deve prevalere la prudenza e la precauzione. Vogliamo riaprire ma in sicurezza – spiega ancora Lafram –. Abbiamo inviato lettere al ministero dell’Interno per avere delucidazioni su come comportarci per le eventuali riaperture considerando il Ramadan e il fatto che solitamente in questo periodo le moschee sono affollate. Il 24 maggio, inoltre, è la fine del mese sacro e si celebra la festa congregazionale a cui partecipano tantissime persone. Auspichiamo che ci sia una soluzione specifica”.

Il Viminale ha proposto alcuni protocolli per la riaprtura. Igienizzazione dei luoghi di culto, prima e dopo le funzioni religiose. Invito a privilegiare luoghi all’aperto ovunque sia possibile. Rispetto del distanziamento tra i presenti. Disponibilità di presidi e dispositivi igienici (mascherine, guanti e disinfettanti) a disposizione dei frequentatori; massima disciplina nell’accesso e nel deflusso dal luogo di preghiera.