Roma, depuratore a nolo per il campo nomadi, 278mila euro per soli 20 mesi: i tempi di chiusura restano un’incognita

Il campo Rom di Castel Romano, Municipio IX, al confine con il Comune di Pomezia e dei Castel Romani, foto della Polizia Locale di Roma Capitale

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Roma, il Campidoglio ha avviato una nuova procedura per garantire il trattamento delle acque reflue (in soldoni, delle acque fognarie) nel Villaggio della Solidarietà “tollerato” di Castel Romano, lungo la Via Pontina. In concreto si è trattato di un depuratore a noleggio, con il programma che prevede installazione, gestione, manutenzione ed eventuale smobilizzo. La durata del nolo è di 20 mesi.La spesa di soldi pubblici prevista è di 212.700 euro di base d’offerta (oltre IVA), diventati 259.494 euro con imposta IVA. Nel quadro economico complessivo dell’operazione si è arrivati a 278mila euro, includendo imprevisti e oneri connessi.

Quanto è costato mese per mese (e cosa ci è finito dentro)

La voce principale è stata il canone mensile: 8.000 euro al mese per 20 mesi, cioè 160.000 euro (oltre IVA). Poi sono stati inseriti 27.000 euro per l’avviamento (trasporto, posizionamento, allacci e attività iniziali), 5.700 euro per l’eventuale smobilizzo e fino a 20.000 euro per prestazioni complementari. L’impostazione ha coperto non solo la “macchina”. Ma anche tutto ciò che è servito per farla funzionare senza interruzioni, in un contesto dove eventuali adeguamenti si sono potuti rendere necessari strada facendo.

Perché si è corso: obblighi e continuità del servizio

Il punto di partenza è stato la necessità di assicurare lo smaltimento dei reflui provenienti dai moduli abitativi. Negli atti amministrativi è stato richiamato anche un provvedimento regionale che, negli anni scorsi, avrebbe imposto a Roma di ripristinare la funzionalità di impianti di depurazione già presenti. E se la politica ha promesso il superamento dei villaggi, la pratica ha imposto servizi essenziali finché quel passaggio non si è concluso davvero.

Prezzo più basso e pochi invitati: il nodo trasparenza

La procedura è stata una negoziata, quindi senza bando. Gli inviti sono andati agli operatori che hanno risposto alla manifestazione di interesse, perché – secondo l’amministrazione – il mercato, su questo servizio specifico, è risultato ristretto. Si è vinto con il prezzo più basso, tramite ribasso percentuale sull’importo a base di gara.

Non è stata prevista una garanzia provvisoria per partecipare, ma chi si è aggiudicato l’affidamento ha dovuto presentare garanzie definitive. Per i cittadini, il punto d’interesse pubblico è rimasto doppio. Continuità del servizio oggi e coerenza con l’obiettivo dichiarato del superamento del sistema dei villaggi domani.

L’altro fronte: “smantellamento” dei campi o demolizione a pezzi?

E mentre è partita la partita del depuratore di Castel Romano, sullo sfondo è rimasta un’altra vicenda recente: la delibera di Giunta n. 423 del 20 novembre, che è stata presentata come “smantellamento” di cinque campi rom ma è stata impostata, nei fatti, come demolizione parziale di 87 moduli non più in uso (Salone 14, Castel Romano 8, Candoni 16, Gordiani 6, Salviati 43) per 900mila euro, di cui 800mila sono stati finanziati con mutuo. Il doppio binario ha alimentato la domanda politica: Roma ha davvero chiuso il sistema, o ha solo gestito il presente “a rate”, con costi destinati a ripetersi?