Roma, la festa ‘privata’ della nota Casa Editrice pagata con 60mila € pubblici, dopo i 90mila per la Scuola di Musica

Roma, sullo sfondo l'ingresso delle Industrie Fluviali, in primo piano il sindaco Gualtieri e l'assessore alla Cultura Smeriglio

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Roma, la Giunta Capitolina guidata dal sindaco Gualtieri ha deciso di stanziare 60.000 euro di fondi pubblici per sostenere la festa della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, legata alla nota casa editrice, chiamata “About a City Roma 2025”. Due giorni di incontri, performance, dibattiti, musica e networking alle Industrie Fluviali, nel cuore dell’Ostiense. Un appuntamento aperto al pubblico, ma in ogni caso ‘privato’, ma soprattutto finanziato quasi interamente dalle casse di Roma Capitale. 60mila euro pubblici su 66mila totali necessari per l’evento, secondo quanto dichiarato dai promotori.

Presenti in Giunta il 30 ottobre scorso, a dire ‘Sì’ alla spesastraordinaria” – così riportano le carte che Il Nuovo 7 Colli ha potuto visionare – a carico dei romani: Smeriglio (Assessore alla Cultura) Scozzese, Funari, Lucarelli, Pratelli e Segnalini. Lunga la lista degli assenti: Gualtieri, Onorato (Sport e Grandi Eventi), Alfonsi, Veloccia e Zevi. La domanda, certo, sorge spontanea: Roma può permettersi di finanziare feste, eventi e progetti private in un momento in cui i bilanci comunali faticano persino sulle manutenzioni di base?

Il precedente: 90mila euro alla Scuola di Musica privata

Non è la prima volta. Solo poche settimane fa, la stessa Giunta Gualtieri aveva dato il via libera a un altro contributo sempre “straordinario”: 90.000 euro alla Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia, realtà storica ma privata, seppur non profit. Prima le note musicali, ora il salone culturale Feltrinelli. La sensazione è chiara: sta prendendo forma un modello politico preciso, che preferisce interventi spot, mirati, “di prestigio”, piuttosto che investimenti stabili sulle infrastrutture culturali diffuse nei quartieri.

Roma e il conto che non torna

Ed è qui che la notizia si fa più pesante. La Capitale vive ancora schiacciata da un debito enorme: circa 300 milioni di euro di vecchi debiti pregressi, altri 90 milioni accumulati negli ultimi anni e da poco due nuovi mutui, da 117 milioni per il Ponte dei Congressi circa 58 per la manutenzione delle strade, approvati tra l’altro senza che il sindaco Gualtieri presente in Giunta, nonostante rivesta anche il ruolo di commissario per il rientro dal debito.

Totale: più di mezzo miliardo di euro di debito che i romani dovranno ripagare per i prossimi trent’anni.
In questo scenario, la scelta di finanziare con soldi pubblici eventi privati – anche se culturalmente interessanti – diventa inevitabilmente un tema morale, prima ancora che amministrativo.

Pubblica utilità o festa per pochi?

La Fondazione Feltrinelli porta con sé una storia lunga e nobile: studi, archivi, impegno civico, dibattiti internazionali. Nessuno lo mette in discussione. Ma l’evento non sarà gratuito e non sarà per tutti. E non si svolgerà nei municipi ‘fragili’, nelle periferie dimenticate, nei centri dove la cultura è una necessità sociale. Sarà una due giorni curata, selezionata, di fascia medio-alta, frequentata da operatori del settore, professionisti, accademici. Tutto legittimo. Ma non certo popolare. E allora la domanda torna:
questa è cultura per la città o immagine per chi la organizza?

La scelta politica dietro il finanziamento

Sostenere cultura è giusto. È necessario. Una città senza cultura muore. Ma il punto è come e per chi. La Giunta sembra voler dire che Roma non smette di investire sul pensiero, la bellezza, il dibattito, anche quando le tasche sono vuote. Un messaggio politico forte. Una dichiarazione di intenti. Ma è un discorso che si regge solo se non ricade sulle spalle e sul portafogli dei cittadini che, a nostro avviso, chiedono più partecipazione, più accesso gratuito, più laboratori nelle scuole, più cultura di quartiere, più strumenti ai ragazzi che ne hanno bisogno. Se invece si paga un evento elegante con soldi pubblici, allora questo rischia di diventare un simbolo esatto di ciò che Roma non può più permettersi, conti alla mano.

La domanda finale per Gualtieri e la sua Giunta

Il 21 e 22 novembre si farà festa, si parlerà di città, futuro, comunità. Ma quello che conterà davvero non accadrà alle Industrie Fluviali. Accadrà dopo, quando arriverà il momento di chiedersi: Quei 60mila euro hanno prodotto bene davvero comune o soltanto un bell’evento per pochi? È qui che Roma si gioca la sua credibilità: nella distanza tra la promessa e la prova dei fatti. Sempre a spese dei romani.

Roma, industrie fluviali
Roma, industrie fluviali – www.7colli.it