Roma, nuova mappa dei quartieri tra errori e monumenti spostati, dietrofront del Campidoglio: “Ma non avete niente di meglio da fare?”
 
                    C’è chi ride sotto i baffi e chi scuote la testa: l’amministrazione comunale ha deciso di fare un passo indietro sulla revisione della mappa dei quartieri di Roma, riconoscendo che qualcosa non ha funzionato. Confini sballati, monumenti finiti nel rione sbagliato, e residenti che urlano allo scandalo: quella che doveva essere un’evoluzione della città, annunciata come un trionfo e un enorme passo avanti, si è rivelata invece come (l’ennesima?) brutta figura.
“Rivedremo la mappa”, ha dovuto scusarsi Salvatore Monni, il supervisore del progetto ora in forza all’Ufficio di scopo per il Giubileo. E proprio mentre si celebra questo “mea culpa”, il dirigente nazionale di Fratelli d’Italia, Fabio Schiuma chiede ironicamente: “Ma non avete da fare nulla di meglio?”.
 
    Confini perduti, identità smarrite e un’amministrazione in affanno
La mappa che doveva rappresentare la Roma contemporanea e invece ha scatenato l’ilarità e l’indignazione. I cittadini si sono ritrovati ad abitare in quartieri che non erano i loro, “catapultati”, per le mappe, in tutt’altre zone. L’operazione di aggiornamento prevede la definizione di 327 quartieri, 22 rioni e 104 zone funzionali, un cambio di pelle della Capitale che, dopo quasi 5 decenni, prova a fotografare la città com’è oggi. Ma quando questa fotografia sembra sfocata, e l’eco delle proteste risuona nei Municipi, l’effetto è quello di una politica che soffre di vertigine da big size. Residenti di quartieri storici come Torpignattara o Esquilino si sono ritrovati “spostati” su carta, con monumenti che non rientrano più nei confini originali e vie che miracolosamente traslocano.
Schiuma non ha lesinato critiche. “Confini sbilenchi, piazze e monumenti nel rione sbagliato, insomma un’ennesima pecionata che non ha fatto altro che indiavolare i romani”, ha dichiarato, attaccando la decisione del Campidoglio di occuparsi dei confini tra quartieri, mentre la città arranca su servizi, trasporti e degrado. “Nel 2013 il mio fu in aula Giulio Cesare uno dei 4 voti contrari a quell’altra buffonata dell’accorpamento dei municipi”.
Rivedere la mappa o rivedere le priorità?
Se mettere a posto le linee sulla carta fosse lo strumento principale per amministrare una metropoli, allora tutti potremmo dormire tranquilli. Purtroppo non è così. Dietro il pasticcio dei quartieri c’è un problema più profondo di metodo e di priorità. Roma chiede servizi, trasporti funzionanti, manutenzione, decoro. Invece si spende tempo a spostare nomi e contorni, con l’effetto di far sentire intere comunità disconnesse dalla propria storia. E ora il dietrofront del Campidoglio apre un dibattito inevitabile: siamo davanti a un errore di metodo o a una conferma che la politica locale elegge la forma al contenuto?
Un’amministrazione seria avrebbe ascoltato i Municipi, avrebbe spiegato i criteri, avrebbe consentito osservazioni pubbliche. Invece si è andati dritti, salvo poi dover tornare indietro e correggere gli errori. E mentre il Campidoglio promette “rivedremo la mappa”, i cittadini si chiedono se non sia arrivato il momento di rivedere le priorità.
