Roma ‘scarica’ i bus in periferia, le tariffe faraoniche del Giubileo diventano la regola: niente bando, la Giunta tira dritto
Roma, il Giubileo 2025 non è ancora finito, ma il Campidoglio ha già deciso che le tariffe “straordinarie” imposte per l’Anno Santo ai bus turistici per entrare in centro non saranno revocate, ma anzi al contrario diventeranno la regola. In particolare, le tariffe maggiorate imposte ai bus turistici per entrare nella ZTL B — triplicate con l’Ordinanza commissariale di Gualtieri n. 33 del 2024 — diventano ora parte integrante del Piano Bus capitolino ordinario nel nuovo “Schema di revisione del Regolamento n. 55/2018”.
Quindi le tariffe faraoniche partorite da Gualtieri e Patanè che erano nate – secondo la Giunta – per fronteggiare l’afflusso eccezionale dei pellegrini nella Capitale per il Giubileo saranno la regola. Senza che vi sia stata una precedente gara pubblica e senza un confronto reale con cittadini, associazioni, comitati e, soprattutto, operatori del settore.
L’atto è già stato inviato ai Municipi alla spicciolata, nei mesi e settimane scorse, per un formale “parere”, prima dell’ultimo e decisivo ok dell’aula Giulio Cesare, ma la direzione politica è chiara. Tutto è già deciso. Il Campidoglio, ai piani alti, tira dritto, blindando un impianto tariffario che scarica gli autobus turistici in periferia, fa cassa con tariffe record e accentra ogni scelta strategica nelle mani dell’assessore Patanè e del sindaco Gualtieri.
Il nuovo piano bus a Roma: più costi e meno centro, ma zero trasparenza
Nella bozza inviata ai Municipi, e già approvata da più di qualche municipio, la logica resta quella del Giubileo. Chi vuole entrare nei pressi del centro storico deve pagare molto. Le tariffe della ZTL B — la più richiesta dai vettori — vengono moltiplicate fino al 300% rispetto alle precedenti. Si parla di 600 euro per un solo giorno di accesso con mezzi oltre gli 8 metri.
Al contrario, la ZTL A, quella periferica, diventa economicamente più conveniente: un incentivo artificiale per spingere gli autobus turistici lontano dal centro, con la giustificazione della “sostenibilità”.
Ma il risultato reale è che chi potrà permetterselo pagherà cifre faraoniche per avvicinarsi al Vaticano o al Colosseo. Mentre chi non potrà dovrà scaricare i passeggeri ai margini della città, lasciando ai visitatori l’onere di completare il percorso con i mezzi pubblici, spesso insufficienti.
E mentre la città chiede un piano organico, il Campidoglio risponde con un copia-incolla del modello emergenziale, senza – da quanto ci risulta ed è stato reso pubblico – studi d’impatto aggiornati, senza analisi dei flussi turistici post-Covid e senza, soprattutto, un vero percorso partecipato.
Gualtieri e Patanè decidono per Roma: Municipi solo spettatori, come cittadini e colossi del settore
Il Campidoglio parla di “condivisione istituzionale”, ma la realtà è ben diversa. I Municipi hanno ricevuto la bozza a giochi fatti: nessuna alternativa possibile, nessuna opzione aperta. Una semplice richiesta di “parere” che non sposta nulla, perché il cuore della riforma è già blindato nella delibera destinata all’Assemblea Capitolina.
Non è la prima volta. Lo stesso schema si è visto nella vicenda degli spostamenti dei capolinea in centro e nelle riorganizzazioni dei servizi turistici e aeroportuali da e per Fiumicino e Ciampino. Decisioni prese dall’alto, poi puntualmente travolte dai ricorsi al TAR ad opera degli operatori del settore.
Gualtieri e l’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè continuano a rivendicare “scelte necessarie” per tutelare il centro storico. Ma a giudicare dalla modalità di approvazione e dalla totale assenza di confronto democratico, sembrerebbe più una scelta politica calata dall’alto che un piano di mobilità accurato.
Il peso politico dei tribunali di Roma: quando l’amministrazione governa per sentenze
Il contesto in cui nasce questa ‘revisione’ del Piano bus turistici – che in realtà è una ‘normalizzazione’ di una ordinanza commssariale di Gualtieri – è stato da noi descritto negli ultimi mesi con una serie di articoli (articolo 1, articolo 2 e articolo 3). Roma arriva da mesi in cui ogni decisione sui bus turistici in centro è stata decisa più dai giudici che dal Campidoglio. Appena lo scorso 15 ottobre il TAR Lazio ha annullato, all’ultimo istante, i ricorsi di due grandi operatori privati. Dopo che due aziende avevano ottenuto rassicurazioni dal Campidoglio e la sospensione degli spostamenti di fermate previsti da palazzo Senatorio.
Il messaggio dei giudici è stato chiaro, a nostro avviso: l’amministrazione non può continuare a riorganizzare il sistema ignorando gli operatori e senza un percorso amministrativo solido. Ora, invece di avviare una vera riforma o pubblicare il famoso bando pubblico per la gestione della tratte più ambite del centro storico, quelle per gli aeroporti e quelle turistiche in centro — annunciato da anni e ancora ‘fantasma’ — la Giunta sceglie ancora una volta la strada “più semplice”. Trasformare un’ordinanza commissariale in norma permanente, aggirando il nodo principale del contenzioso, cioè la mancanza di una cornice condivisa con cittadini e operatori.
Roma ostaggio delle scelte opache del Campidoglio?
Il risultato finale è una Roma che continua a muoversi senza un piano vero: le tariffe cambiano, i percorsi no. I bus turistici restano in gran parte fuori dal centro, tranne per chi paga ‘tasse’ elevate. Ma non esiste un’alternativa efficiente per i visitatori. I Municipi vengono consultati solo sulla carta, mentre le decisioni vengono prese altrove.
La politica abdica al confronto e procede per atti unilaterali, sapendo già che — come spesso accaduto — qualcuno dovrà poi intervenire per correggere il tiro. TAR, Consiglio di Stato o Governo. E mentre le scelte amministrative si trasformano in confusione operativa, a pagare restano cittadini e turisti.
I primi costretti a subire i disservizi, i secondi penalizzati da una città che si dice “accogliente”, ma che continua a gestire la mobilità come un’emergenza permanente. Il Campidoglio voleva un “piano bus”. Per ora ha solo un’altra battaglia politica, più che amministrativa. Una riforma proclamata, ma non spiegata. Un cambiamento imposto, ma non costruito. Una città che continua a muoversi al buio. In attesa del prossimo ricorso al Tar che obblighi la Giunta a trattare. La domanda sorge spontanea: ma questa è vera democrazia?