Roma sempre più col fiato sospeso per il coronavirus
Roma col fiato sospeso per il coronavirus. Cresce il numero dei contagiati e si mettono a punto ulteriori restrizioni per i cittadini rispetto a quelle di cui abbiamo dato notizia illustrando ieri il decreto Conte.
Prima la salute, come è giusto che sia. E le notizie sono sempre preoccupanti, anche se molti dicono che i dati vanno comparati pure con altre malattie. Ma nessun altra malattia segrega i cittadini come il coronavirus. E a Roma e nel Lazio i numeri sono comunque significativi per essere una zona meno infetta – si diceva fino a qualche giorno fa – rispetto alle regioni del nord.
Si impennano a Roma i contagi da coronavirus
Si è impennato il numero dei contagi che nel Lazio è salito a quota 44 e a Roma, purtroppo, si è registrato il primo decesso accertato di un paziente positivo al coronavirus. A morire è stata una donna di 87 anni, cardiopatica, ricoverata al San Giovanni. L’ospedale ha fatto subito sapere che la paziente era affetta da “una severa endocardite in quanto portatrice di protesi valvolare seguita da una problematica respiratoria”, e aggiunge: “E’ quindi possibile affermare, stante il complesso quadro clinico, che la donna sia deceduta ‘con’ il Covid-19 e non a causa dello stesso”. Spiegazione che appare un po’ cinica, quasi a dire “tanto moriva lo stesso”. E viene da chiedersi chi sia a ordinare comunicati di questo tipo.
27 persone sono ricoverate in ospedale, sette delle quali in terapia intensiva. E più di un ospedale, a cominciare dal Policlinico di Tor Vergata e il San Filippo Neri, è sotto stretta sorveglianza, a seguito di pazienti positivi arrivati nei reparti di pronto soccorso. Proprio al San Filippo Neri pare esserci stata discreta confusione da parte della stessa amministrazione regionale che ha dato notizia con molto ritardo del ricovero del paziente al San Filippo Neri. Con l’ammissione di dover sottoporre a controlli anche il personale sanitario. Il che è indice di notevole impreparazione dalle parti dell’assessorato alla sanità.
Chiudono anche altre attività nella Capitale
Poi, la città. Tutti i teatri hanno deciso di chiudere i battenti fino al 3 aprile, ben oltre quindi la stessa data del 15 marzo prevista per il periodo di sospensione di scuole e università. Probabilmente influisce anche la previsioni che gli istituti didattici e gli atenei subiranno comunque un ulteriore periodo di chiusura.
La parola più gettonata è annullamento. Niente cerimonie persino per la festa della donna l’8 marzo, sul fronte sportivo salta anche la partita del “Sei Nazioni” di rugby Italia-Inghilterra, in programma il 14 marzo all’Olimpico, e si cancella la Maratona di Roma del 29.
Risentono del coronavirus anche i lavori istituzionali. Si pensi che nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama si terranno sedute nella sola giornata del mercoledì, e in Campidoglio le sedute dell’Assemblea Capitolina saranno a porte chiuse. Mentre non si sa ancora nulla di quel che decideranno di fare alla Pisana.
Ovviamente sono sospese tutte le attività in oratori, palestre, piscine, campi di atletica, mentre la città, col fiato sospeso, segue l’evolversi dell’epidemia. Ci si chiede fino a quando la Capitale potrà sopportare tutto questo. È un problema enorme che non si comprende se si stia affrontando con lungimiranza. A occhio, pare di no…