Roma, studentessa americana 22enne sequestrata, violentata e derubata: a processo 29enne gambiano

Tribunale di Roma - piazzale Clodio

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Una notte da incubo, quella di una studentessa americana di 22 anni, vittima di una brutale aggressione nel cuore di Roma. La giovane, iscritta alla John Cabot University, ha denunciato di essere stata sequestrata, violentata e derubata da un uomo conosciuto in un locale di Testaccio. Dopo un’indagine complessa e piena di ostacoli, il presunto aggressore, un 29enne gambiano, è stato rinviato a giudizio con accuse pesantissime, come riporta il Messaggero.

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La notte dell’orrore

È il 15 ottobre 2021. La ragazza si trova in una discoteca di Testaccio con un gruppo di amici. Quando questi decidono di andare via, lei resta per bere un drink con un uomo appena conosciuto. Quella che doveva essere una serata spensierata si trasforma presto in un incubo.

Dopo aver lasciato il locale insieme, la giovane si ritrova in una casa sconosciuta, in stato confusionale. Ha solo frammenti di memoria di ciò che è accaduto: un possibile spostamento in un altro club, qualche parola scambiata con due ragazze inglesi che le avrebbero detto “stai attenta”, e poi il vuoto. Quando si sveglia, è bloccata in una camera da letto. L’uomo la minaccia, la spinge sul letto e abusa di lei. Le sottrae anche 100 euro e due anelli di bigiotteria. Alla fine, la 22enne riesce a convincerlo a lasciarla andare e torna con un taxi agli alloggi universitari.

La denuncia e le difficoltà nelle indagini

La studentessa denuncia l’accaduto due giorni dopo, solo dopo essersi recata in ospedale. Gli inquirenti iniziano subito le indagini, ma rintracciare il responsabile si rivela complicato. Il numero di telefono fornito dalla vittima appartiene a un’altra persona. Solo grazie al riconoscimento fotografico, gli investigatori riescono a risalire all’identità dell’aggressore, che però era già irreperibile. Ci vorrà quasi un anno per trovarlo e fermarlo.

L’ombra della “droga dello stupro”

Secondo il capo di imputazione, l’uomo avrebbe approfittato dello stato di ebbrezza della ragazza, alimentando i sospetti che potesse averle somministrato il GHB, la cosiddetta “droga dello stupro. La giovane ricorda di essersi sentita totalmente incapace di reagire e di aver vissuto quei momenti in una sorta di torpore.

Il processo e il trauma della vittima

Ora il 29enne, difeso dall’avvocato Andrea Palmiero, affronterà un processo con rito ordinario. La difesa punta a smontare l’identificazione fotografica, sostenendo che il riconoscimento fatto dalla ragazza non sia del tutto affidabile.

Per la studentessa, che nel frattempo è tornata negli Stati Uniti, ripercorrere quei momenti rappresenta un trauma enorme. «Non vuole più tornare in Italia», ha dichiarato il suo avvocato, Andrea Conti, spiegando come il lungo iter giudiziario abbia complicato la gestione del caso. «Con reati così gravi, serve agire rapidamente per raccogliere testimonianze fresche. Questo ritardo rischia di compromettere il processo».