RSA, oltre 600 i contagi covid. Ed è incubo da seconda ondata

Sarebbero oltre 600 i nuovi contagiati nelle Rsa e nelle Rsd del Lazio. Le residenze per anziani e per disabili che già nella prima ondata erano state messe duramente alla prova dall’epidemia di covid 19. Ma i dati di questi ultimi mesi se possibile fanno ancora più scalpore. Perché in un certo senso, si doveva essere più preparati. Più pronti a reagire. Le strutture dovevano essere state adeguate, e il personale formato per contrastare questa terribile emergenza. Invece, sembra davvero che sia rimasto tutto fermo a marzo. Con medici e infermieri in numero insufficiente. Spesso precari e sottopagati. E anche i distanziamenti tra gli ospiti non sarebbero in molti casi garantiti. Con semplici teli in pvc a dare una parvenza di separazione degli spazi. Ma la cosa che più di tutte ha fatto infuriare i familiari e i parenti, sono i ripetuti silenzi delle strutture. Difficile comunicare, quasi impossibile capire lo stato esatto della situazione. Finché non arriva la comunicazione del trasferimento di qualche ospite contagiato presso una struttura accreditata come centro covid. O la triste comunicazione del decesso.

Proprio per reagire a questo stato di cose, è nato un comitato. Con tanto di pagina Facebook, per restare in contatto. Scambiarsi opinioni e decidere come agire. O denunciare eventuali omissioni e disservizi.

Covid e morti nelle RSA, il silenzio degli innocenti. Nasce un comitato e i familiari chiedono giustizia

Nasce un comitato tra i parenti degli anziani ‘prigionieri’ nelle RSA del Lazio tra covid incuria e abbandono

“Da marzo ad oggi è stato fatto poco. E molti parenti ci segnalano strutture che non si sono adeguate alle regole. Tardando ad allestire reparti e percorsi separati”. Così ha dichiarato al messaggero.it Antonio Burattini, che combatte da Civitavecchia questa battaglia. “In alcune case di riposo sono state a malapena posizionate tende in plexiglas a dividere pazienti positivi al covid e non”, ha proseguito Burattini. “E non è stato ancora risolto il nodo organico, ci sono pochi operatori che in più si infettano insieme ai loro degenti”.

Il bilancio dei casi nelle Rsa infatti conta anche infermieri e dottori che si contagiano nelle strutture: i bollettini da inizio ottobre in alcuni hospice dimostrano come il Covid sia entrato ancora una volta come un’onda. Tutti contagiati i 71 ospiti della Domus Aurea di Itri, con tanto di indagine di Asl e Nas. Molti i focolai ai Castelli Romani tra cui i 41 casi della Mater Dei di Ariccia e al San Giovanni di Dio di Genzano. Ancora 67 i malati al San Raffaele di Rieti, ben 85 i positivi nella Rsa di Cori (Latina). “Sempre poca la trasparenza, per i familiari zero informazioni anche su tamponi e positività”, segnala ancora Burattini. Che chiede in primo luogo di ripristinare contatti in sicurezza tra familiari e anziani. Per evitare che l’abbandono uccida più del covid. E anche tra gli operatori sanitari non va molto meglio.

“Non si riescono ad ottenere dati certi su contagi e protocolli applicati dalle strutture private”, dichiara Pio Congi dalla Cub Sanità. “Sono aumentati i positivi anche tra gli operatori, molti precari e sottopagati”. E il ‘modello Lazio’ della Sanità è servito. Con buona pace del presidente Zingaretti e dell’assessore Alessio D’Amato.

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