Salvate il soldato Leodori dai nemici di Zingaretti

Non distruggete il Pd, per favore, che lo spettacolo dei nemici di Nicola Zingaretti che se la prendono con il suo vice alla regione Lazio Daniele Leodori è davvero da popcorn.
La trama riguarda Roma. Sul palcoscenico i candidati. Quella che c’è e anzi vorrebbe esserci, e quelli che non ci sono ancora, a destra come a sinistra.

Ma dalle parti del Pd il copione prevede il vorrei ma non posso. E proprio Leodori si è fatto carico di spiegare agli spettatori come può avvenire la scelta dell’attore protagonista.
Il vice di Zingaretti ha indicato un percorso. Stiamo al governo insieme, e anche se alla regione Lazio no, per Roma si può tentare di ragionare su un’alleanza con i Cinquestelle. Ma se proprio deve esserci, va chiarito che non la si può fare sul nome di Virginia Raggi. Mandatela semmai a fare il sottosegretario ma levatecela dai piedi.
Apriti cielo, lo hanno contestato tutti quelli che avevano ascoltato gli stessi argomenti da Nicola Zingaretti senza fiatare. Ma contro Leodori si sono scatenati.
Per tutti, una deputata abbastanza nota in città e che magari aspirerebbe lei a competere per il Campidoglio, Patrizia Prestipino: “Al di la’ delle valutazioni del bravo collega Leodori, che sono certamente in buona fede, senza la rimozione della candidatura della Sindaca Raggi dal tavolo, la discussione sulle alleanze del centrosinistra alle prossime elezioni comunali non puo’ nemmeno rimanere aperta. Tutti quelli che vivono a Roma, testimoni in questi anni del disastro Raggi non capirebbero queste alchimie”. Che è esattamente quello che ha detto Leodori e pensato Zingaretti (che Virginia proprio non la sopporta ed è ricambiato) e a cui lei si “oppone”, come tanti altri nel Pd.
Morale: ormai si parla di un partito che è allo sbando, incapace di darsi una linea. Si combattono persino quando concordano. E si lamentano – nell’era dei social – se uno di loro fa un’intervista. Rullo di tamburi: i pappagalli affermano che si parla solo nelle riunioni di partito. Il Pcus a questi gli avrebbe spicciato casa.
Alleanza o no, quella della prossima primavera non sarà roba per loro. Non lo sarà né con la candidatura Raggi – contro cui tutti, adesso, dicono di essere contrari – ma nemmeno con un’alleanza Pd-Cinquestelle. Perché la duplicazione dell’esperienza di governo, ancora una volta sotto lo slogan bettiniano “battere le destre”, farà scappare gli elettori che si sono scocciati di vedere la città trattata come roba da laboratorio politico.
Stavolta è auspicabile una battaglia unitaria del centrodestra e non ce ne sarà per nessuno. Sia al primo turno che al ballottaggio. Perché i richiami alla lotta contro il nemico sanno davvero di vecchio. E Roma ha bisogno di guardare al domani.