Secondini corrotti a Rebibbia: indagata anche la sorella di Diabolik

diabolik piscitelli

Un gruppo di secondini che avrebbe agevolato alcuni detenuti del carcere di Rebibbia è stato scoperto dalla Procura di Roma che ha indagato 9 persone fra le quali figura anche Angela Piscitelli, sorella di Fabrizio, il Diabolik capo ultrà della Lazio ucciso con un colpo di pistola al parco degli Acquedotti nell’agosto dello scorso anno, coinvolto in una maxi-inchiesta per narcotraffico e che, secondo gli inquirenti, era diventato uno dei re della droga di Roma.

Lo riporta Il Messaggero spiegando che “gli accertamenti della procura della Capitale nel giro di un anno sono arrivati fino agli uffici del ministero della Giustizia, dove due giorni fa si è svolta una perquisizione. Martedì scorso, le Fiamme gialle hanno perquisito l’ufficio della donna, che lavora proprio nel ministero di via Arenula”.

Gli indagati sono in tutto nove e le accuse, a seconda delle posizioni, vanno dalla corruzione – per favori e agevolazioni ai reclusi -, fino alla truffa e al possesso di stupefacenti.

Chi è la sorella di Diabolik

“La Piscitelli – si legge – sarebbe coinvolta in uno scambio irregolare di informazioni riservate. È finito invece in manette, arrestato in flagranza di reato, l’agente della penitenziaria Antonio Pappone. Durante una perquisizione a casa sua, avvenuta sempre due giorni fa, gli inquirenti hanno trovato alcune dosi di hashish e di marijuana. Il poliziotto dovrà giustificare il possesso di stupefacenti davanti al giudice”. Tra gli indagati c’è anche un medico che, secondo l’accusa, avrebbe redatto una serie di certificati di malattia “sospetti, probabilmente falsi, consentendo ad alcuni agenti di assentarsi dal lavoro percependo comunque lo stipendio. In questo caso l’ipotesi di reato è quella di truffa in danno dello Stato”.

L’indagine sui secondini è partita un anno fa

L’indagine, spiega Il Messaggero “è scattata più di un anno fa, da una segnalazione della Penitenziaria, che insieme alla Finanza ha poi approfondito i fatti. Oltre a favori e agevolazioni ad alcuni detenuti, gli accertamenti erano anche su un presunto giro di spaccio all’interno del carcere romano. Agli atti ci sono decine di intercettazioni, non solo telefoniche ma anche video e ambientali. Con il passare dei mesi l’inchiesta si è estesa anche al ministero. Due giorni fa, le perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici degli indagati, fondamentali per cercare documenti e prove.

Già arrestata la direttrice della sezione femminile di Rebibbia

Si tratta di una nuova inchiesta che parte dal carcere romano di Rebibbia, dopo l’arresto, avvenuto tre settimane fa, della direttrice della sezione femminile, Maria Carmela Longo, accusata di avere garantito favori a boss di clan storici detenuti nel carcere di San Pietro a Reggio Calabria, da lei diretto prima del trasferimento nella Capitale.