Sempre meno tamponi, i morti rimangono troppi. Dubbi sul vaccino

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Mentre ci sono speranze per la comparsa del vaccino, non rallenta il coronavirus ma rimane sostanzialmente stabile. Meno contagi, certo, ma perché si sono dimezzati i tamponi. E i morti sono sempre da guerra. Sono 12.756 i casi di coronavirus registrati nelle ultime 24 ore in Italia (1.770.149 da inizio epidemia), su 118.475 tamponi (ieri erano 149.232). In calo a 499 i morti nelle ultime 24 ore, rispetto ai 634 di ieri. E’ quanto emerge dai dati del ministero della Salute. “Oggi su quasi 14 mila tamponi nel Lazio (-3.211) si registrano 1.297 casi positivi al coronavirus (-204), mentre sono 33 i decessi. I guariti superano i casi positivi attestandosi a 1.455”. Lo riferisce l’assessore alla Sanità e l’integrazione sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D’Amato. “Calano i contagi” di Covid-19 “nel Lazio e Roma città è stabile a quota 800 casi”.

Lo scopritore dell’Aids: non è detto che nel 2021 finisca

Però ci sono anche notizie inquietanti. E vangono da qualcuno che è addentro alla materia. “Non sono assolutamente sicuro” che la pandemia Sars-CoV-2 “finirà nel 2021, mi aspetto che in alcune parti del mondo ancora ci saranno numeri di contagi ampi”. Lo afferma in un’intervista esclusiva all’Adnkronos Salute Robert Gallo, fra gli scopritori, negli anni ’80, del virus dell’Aids e del primo test per diagnosticare l’Hiv, oggi direttore dell’Institute of Human Virology presso la University of Maryland (Usa). Gallo è stato ospite in streaming dell’evento Unlock_IT, seconda edizione di SudeFuturi, promosso dalla Fondazione Magna Grecia, e ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2020.

Sul vaccino Gallo perplesso: ma quanto dura l’immunità?

Per quanto riguarda Sars-CoV-2 “mi preoccupa la durata dell’immunità dei candidati vaccino. Quanto dura? Quando facciamo nel nostro istituto un esperimento sulle scimmie con un candidato vaccino per l’Hiv vediamo che fino alla decima settimana sono protette, ma se le stimoliamo con il virus alla 15esima settimana non lo sono più. Quindi con un candidato vaccino per l’Hiv abbiamo un problema reale della risposta immunitaria”. Lo afferma Robert Gallo. “Il virus dell’Hiv e il coronavirus sono differenti – precisa Gallo -. Dal momento in cui si è esposti all’infezione da Hiv il sistema immunitario si inizia a danneggiare. Basta un giorno e i retrovirus come l’Hiv agiscono immediatamente, quindi serve una protezione immunitaria costante e non c’è tempo per un richiamo usando un vaccino, la difesa deve essere sempre pronta”.

A quasi 40 anni dalla scoperta dell’Hiv non si è arrivati al traguardo del vaccino. Un obiettivo invece raggiunto in meno di un anno con il coronavirus.