Si taglia la gola e tenta di impiccarsi in cella a Rebibbia: salvo 29enne

Roma, carcere di Rebibbia

Ha tentato di togliersi la vita infliggendosi un taglio alla gola e impiccandosi alle sbarre della cella, mentre si trovava in isolamento. Il fatto è accaduto lunedì pomeriggio, intorno alle 15 nel carcere di Rebibbia.

La tragedia è stata evitata grazie a dei detenuti che hanno visto K.A. di 29 anni dallo spioncino della cella e subito hanno dato l’allarme. È stato immediato l’intervento degli agenti penitenziari che hanno liberato il ragazzo dal cappio e lo hanno affidato alle cure dei medici. 

Era malato di scabbia, ma è stato lasciato in isolamento

“Il giovane si trovava in isolamento perché malato di scabbia” come raccontano Gianni Alemanno e Fabio Falbo entrambi detenuti nel carcere romano.
“Ora K.A.  è fuori pericolo, recluso in un altro braccio del carcere. Era rimasto isolato anche dopo la guarigione da questa malattia.  Sentiamo il dovere civico di dare questa notizia, che altrimenti  rischierebbe di non emergere mai dalle mura del carcere, proprio per rimarcare la situazione insostenibile che si vive in istituti penitenziari, dove il sovraffollamento sta superando ogni limite e il caldo estivo rappresenta una sofferenza aggiuntiva – concludono Alemanno e Falbo – Occorrono interventi urgenti da parte delle Istituzioni per ridurre il sovraffollamento nelle carceri, altrimenti l’estate che stiamo per attraversare rischia di diventare drammatica” concludono la lettera Alemanno e Falbo.

Il dibattito in Senato

Proprio questa mattina il senatore del Partito Democratico Michele Fina durante il dibattito in Aula sulla riforma della separazione delle carriere aveva letto un passaggio del diario dell’ex Sindaco di Roma Gianni Alemanno in cui descriveva i disagi della vita nel carcere tra caldo eccessivo e sovraffollamento. 
Nel suo diario, Alemanno, aveva già raccontato di K.A.: “Come ho detto più volte, qui al braccio G8 di Rebibbia siamo ai “Parioli” delle carceri laziali, ma anche qui, senza un Caporeparto, avvengono cose che non dovrebbero avvenire. Come una persona malata di scabbia che viene messa dentro il nostro reparto per svariati giorni, come una persona “normale” che viene alloggiata nel reparto dei transessuali, come una persona detenuta lasciata dormire una notte in infermeria. Perché non sanno più dove metterli questi detenuti, il cui numero cresce di centinaia ogni mese che passa.”

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