Spionaggio a favore della Russia: tutte le carte che inchiodano Walter Biot

La Procura di Roma e quella militare hanno chiesto il rinvio a giudizio dell’ufficiale della Marina Walter Biot, arrestato lo scorso 30 marzo dai carabinieri del Ros con l’accusa di spionaggio per aver passato documenti segreti a un funzionario russo in cambio di cinquemila euro.

Biot, che si trova detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, è accusato di spionaggio, rivelazione di segreto di Stato e corruzione da parte della procura ordinaria, per essersi procurato quale capitano di fregata della Marina Militare in servizio presso lo Stato Maggiore della Difesa, a scopo di spionaggio politico, notizie che nell’interesse della sicurezza dello Stato dovevano rimanere segrete e per aver rivelato tali notizie ad un agente diplomatico russo dietro compenso di cinquemila euro. In particolare, l’ufficiale avrebbe effettuato con uno smartphone dedicato “rilievi fotografici di documentazione classificata che aveva possibilità di visionare per il suo ruolo e la sua funzione e poi consegnava una micro Sd contenente tali foto all’agente diplomatico che contestualmente gli consegnava la somma di denaro in contanti”.

La procura militare contesta a Biot le accuse di rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio, esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio, procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato e comunicazioni all’estero di notizie non segrete ne’ riservate. Biot secondo l’accusa dunque “si procurava notizie concernenti la forza, la preparazione e la difesa militare dello Stato classificate segrete o riservate, eseguiva, a scopo di spionaggio con uno smartphone in suo possesso fotografie di documenti concernenti la forza, la preparazione e la difesa militare dello Stato, rivelava, a scopo di spionaggio notizie” ad un agente diplomatico russo.

Quali sono le accuse contro Walter Biot

Biot, si legge nel capo di imputazione relativo all’inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal pm Gianfederica Dito, “si procurava, a scopo di spionaggio politico notizie che, nell’interesse della sicurezza dello Stato, o comunque nell’interesse politico, interno o internazionale dello Stato, dovevano rimanere segrete, e rivelava a terza persona siffatte notizie”.

“In particolare – si legge ancora – avendo accesso, per il ruolo ricoperto e le funzioni svolte, a tutta la documentazione classificata e non, relativa alle missioni internazionali a cui partecipava l’Italia, agli schieramenti dei reparti, in teatro e alle linee strategiche di condotta della Repubblica rispetto alle singole aree di intervento, Walter Biot effettuava, con uno smartphone dedicato rilievi fotografici di documentazioni riservate nella sua disponibilità, per motivi del suo ufficio, e consegnava, dietro corrispettivo di denaro, segnatamente la somma di 5.000 euro, la relativa scheda SD contenenti tali immagini”.