Sul tram come in Febbre da Cavallo. Praticamente tocca farsela a piedi

Nei tram a Roma succedono scene che finora avevamo visto solo nei film. Come nella celebre pellicola  Febbre da Cavallo con il mitico Gigi Proietti. Quando i nostri malcapitati erano stati costretti a prendere il treno da Napoli a Roma. Dopo aver perso tutti i loro soldi a una corsa di cavalli. E per non farsi beccare dal controllore ad ogni stazione scendevano e risalivano in coda al treno. Da qui la celebre battuta, appena arrivati a casa. Com’è andato il viaggio? Bene, in pratica ce la siamo fatta a piedi. Ecco, l’altra mattina a via Prenestina è successa praticamente la stessa cosa. Per davvero però, senza bisogno della finzione scenica. Come riporta in un tweet il sito Odisseaquotidiana. Che racconta cosa è successo martedì 19 maggio a David, un passeggero del trasporto pubblico come tanti altri. Che pensava di prendere il tram e da casa sua raggiungere in un tempo umano il suo posto di lavoro. Invece niente. Perchè non solo l’attesa è stata snervante. Ma una volta saliti su uno dei 53 mezzi su rotaia che sarebbero attivi su tutta Roma la situazione è stata subito chiara a tutti. Troppa gente, impossibile rispettare la distanza minima di sicurezza. Tutti a terra quindi. Ad aspettare il tram successivo. E molti si sono incamminati a piedi lungo i binari. Che vergogna! Per il comune, per l’ATAC e per chi amministra la nostra città.

Impossibile rispettare il distanziamento sociale sui tram. Il racconto di David, ci hanno lasciati a piedi lungo i binari

Quello che si temeva purtroppo è successo. I pochi posti disponibili sulle metropolitane e a bordo dei mezzi di superficie dell’ATAC stanno creando problemi enormi all’utenza. Lavoratori e pendolari devono sciogliere ogni mattina un dilemma. Fare tardi al lavoro viaggiando in relativa sicurezza, oppure gettarsi nella mischia. In una parola violare le regole nella speranza di arrivare in tempo e di non perdere il posto. Poi però accade quello che è successo a David. Che ha preso il suo bravo tram a via Prenestina per raggiungere la Stazione Termini. Anche se ha capito subito che il mezzo era troppo affollato. E che la tipologia dei vagoni stretti e lunghi aumentava il rischio di venire a contatto con gli altri passeggeri. E infatti, da lì a poco è arrivato il controllo. Forse sollecitato dalle lamentele di qualche utente. Con l’esito inevitabile. Tram bloccato e passeggeri fatti scendere. Per più di metà, costretti ad aspettare il mezzo successivo. Così più di qualcuno si è incamminato a piedi lungo i binari. Un po’ per guadagnare tempo, un po’ per disperazione. Una scena veramente brutta, indegna della capitale di un Paese civile. Eppure un rimedio a tutto questo ci sarebbe. Se la capienza nel trasporto pubblico si è dimezzata, le corse dovrebbero raddoppiare. Lo capisce anche un bambino. Ma per l’ATAC e il comune di Roma sembra che questo semplice concetto sia davvero incomprensibile.

Distanziamento sociale, questo sconosciuto. Nella metro è tutto come prima

La gente non può restare per strada. Raggi, ma i 400 autobus nuovi dove sono?

La gente non può rimanere per strada per oltre mezz’ora. Nella speranza che passino un autobus o un tram semivuoti nei quali sia permesso salire. Ed è ugualmente impossibile essere costretti a scendere. Dopo aver atteso lungamente il mezzo pubblico. E pagato il biglietto. Questo non è un servizio, è una punizione. Che i cittadini romani non meritano. E siccome le regole sul distanziamento sociale resteranno in vigore ancora per un po’, la soluzione è una sola. Intensificare le corse. Rivedere gli orari e le frequenze di esercizio. Immettere subito in servizio nuovi autobus. Perchè secondo il sito Mercurio Viaggiatore in questi primi due giorni di riapertura tra bus e tram circolanti saremmo appena sopra i mille. Con una flotta  potenziale di circa 2500 vetture. A questo punto è giusto chiedere all’ATAC e alla Raggi cosa stia succedendo. E anche che fine abbiano fatto i 400 autobus nuovi sbandierati ai quattro venti. Ma evidentemente ancora non immessi in strada. Tutte risposte da dare in fretta, prima che la gente perda del tutto la fiducia. E insieme ad essa, anche la propria pazienza.

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