Telefoni e droga in carcere grazie allo psicologo e agli avvocati: scoperto narcotraffico con base a Rebibbia, 32 arresti

Operazione carabinieri oggi

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Maxi operazione, alle prime luci dell’alba, a Roma sì, ma anche a Napoli, Avellino, Viterbo, L’Aquila, Teramo, Imperia e Bergamo. Circa 300 Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati e dei Comandi dell’arma territorialmente competenti stanno dando esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare, che sono state emesse dal G.I.P. del Tribunale Ordinario di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica, Direzione Distrettuale Antimafia.

Roma, droga e corruzione nel carcere di Rebibbia: l’Antimafia chiede 41 rinvii a giudizio

Una, insieme al Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, nei confronti di 4 persone, 2 ai domiciliari e 2 destinatari della misura interdittiva della sospensione dal pubblico servizio per la durata di un anno. Loro sono gravemente indiziati a vario titolo, per i reati di false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

Non solo blitz a Roma

Il blitz all’alba non solo in diversi quartieri di Roma, ma anche in altre province d’Italia. E sono stati notificati 5 avvisi di fissazione di interrogatorio preventivo nei confronti di altrettanti ulteriori indagati (di cui 2 già detenuti per altra causa) e sono state eseguite complessivamente 44 perquisizioni.

Le indagini, partite nel giugno 2017 e condotte in piena sinergia dai reparti investigativi operanti, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Roma Direzione Distrettuale Antimafia, hanno consentito di sviluppare parallelamente due filoni di accertamenti, strettamente collegati tra loro.

Sistema illecito nel Ser.D che opera a Rebibbia

In una prima fase di indagini, terminata nel novembre 2020, il personale del NIC – Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria ha raccolto gravi elementi sulle dinamiche delittuose, che si nascondevano dietro ad alcune anomalie riscontrate all’interno della Casa Circondariale di Roma Rebibbia. Dall’illecita concessione di benefici penitenziari ai detenuti (come la prosecuzione dell’espiazione della pena con misure alternative alla detenzione e meno afflittive) al collocamento in comunità terapeutiche.

Sono stati gli investigatori della Polizia Penitenziaria a raccogliere gravi elementi indiziari sull’esistenza- all’interno del Servizio per le Dipendenze (Ser.D.) dell’ASL Roma 2 che opera nella Casa Circondariale di Rebibbia – di un sistema illecito. Gli investigatori hanno messo insieme i tasselli e hanno visto come questo sistema fosse stato promosso in particolare da uno psicologo (ora ai domiciliari), finalizzato all’ammissione dei detenuti a misure alternative alla detenzione. Dalla redazione di mendaci certificazioni attestanti un abuso di stupefacenti/stato di tossicodipendenza alle precarie condizioni psicologiche.

I favori dello psicologo (e non solo)

In un’occasione, stando agli accertamenti, è stato anche registrato un episodio di corruzione. Un detenuto ha pagato lo psicologo 1000 euro. E tutto questo in cambio della redazione – peraltro nei tempi dettati dallo stesso detenuto – di un’apposita relazione psicologica con cui veniva espresso un parere favorevole alla fruizione dei benefici penitenziari.

È stato inoltre ipotizzato e circostanziato il rapporto intrattenuto dallo psicologo con alcuni detenuti – anche per il tramite di alcuni operatori volontari del Ser.D. L’obiettivo era rintracciare “nuovi” detenuti da agevolare, con lo scopo di ottenere maggiori compensi in denaro dall’Azienda Sanitaria di riferimento. Compensi che venivano erogati sotto forma di retribuzione per le ore lavorative prestate per il contenimento del rischio suicidario dei detenuti.

I professionisti sanitari corrotti

Gli investigatori del NIC hanno anche raccolto gravi indizi di colpevolezza e hanno smantellato un disegno criminoso escogitato dallo psicologo, con la complicità di altri professionisti sanitari. Loro volevano reperire fondi di natura pubblica (circa 100.000,00 euro) tramite una turbata libertà del procedimento di scelta del contraente relativo al bando per un progetto della Regione Lazio denominato “Progetto Sportello”. Un bando effettivamente poi assegnato a un’associazione, costituita dai citati operatori volontari del Ser.D. su input dello psicologo. I fondi non sono alla fine mai stati erogati e l’assegnazione del bando è stata revocata, a seguito del riscontro di alcune anomalie sull’organizzazione dell’associazione, che è ritenuta non “congrua e sostenibile” dal presidente della commissione giudicatrice.

Dal carcere continuava il giro di droga

La seconda fase di indagini, invece, è stata avviata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati nel marzo 2018 ed è nata dal monitoraggio – all’interno del carcere di Roma-Rebibbia – di un detenuto, un personaggio di spicco del narcotraffico romano, che si ipotizza, intrattenesse contatti con lo psicologo del Ser.D..

Le indagini dei Carabinieri hanno consentito in breve tempo di raccogliere gravi elementi indiziari. Il narcotrafficante, pur essendo in carcere, grazie al determinante contributo di due avvocati, solo uno dei due arrestato, ha continuato a promuovere un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. I due legali sarebbero stati incaricati di inviare messaggi e direttive da e per l’esterno e sembrerebbe che abbiano portato nel carcere anche telefoni e sostanze stupefacenti. Quello che sembra certo è che con questo ‘modus’ operandi la droga ‘girava’ e ‘arrivava‘ soprattutto nel quadrante sud-est della Capitale: Tor Bella Monaca, Cinecittà, Tuscolano, fino a Valle Martella di Zagarolo. Anche dal carcere il giro di spaccio non doveva finire.

Le due associazioni

Tra pedinamenti, servizi di osservazione e attività tecniche di intercettazione telefonica, ambientale e telematica, i Carabinieri hanno scoperto due distinte e articolate associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti, che si avvalevano per le comunicazioni anche di dispositivi criptati. Una aveva come capo il narcotrafficante in carcere e ha visto la partecipazione, con un ruolo apicale anche di un altro importante narcotrafficante romano, che è recentemente deceduto suicida. L’altra, che la riforniva anche con canali di approvvigionamento esteri (Olanda), vedeva al vertice un esponente di prim’ordine del panorama del narcotraffico capitolino, poi diventato collaboratore di giustizia.

Gli arresti e i sequestri: da Tor Bella Monaca a Torvaianica

Nel corso delle indagini sono state arrestate in flagranza di reato 7 persone per detenzione illecita di sostanze stupefacenti e sono stati sequestrati 21 kg circa di cocaina, complessivi 1,5 kg di marijuana e hashish, 2 pistole, entrambe provento di furto e con relativo munizionamento, oltre alla somma contante di circa 84.000,00 €.

Nel corso delle fasi operative di questa mattina, invece, a Tor Bella Monaca, i Carabinieri hanno arrestato, in flagranza, un indagato già destinatario di ordinanza perché trovato in possesso di 200 g di cocaina; in zona Nuovo Salario, i militari hanno arrestato, in flagranza, un indagato, non destinatario di misura, poiché trovato in possesso di 5 panetti di hashish per oltre 1 kg, 220 g. di marjuana e 7.000,00 euro in contanti. E ancora, in un’officina di Torvajanica i Carabinieri hanno trovato all’interno di appositi doppi fondi di autovetture, due buste contenenti € 69.940,00 in contanti e 3 Rolex per un valore complessivo di oltre € 160.000,00. In altri 3 casi, i militari hanno sequestrato la somma in contanti di € 19.320,00 e altri due Rolex per un valore di circa € 30.000,000.

Una maxi operazione, che ha smantellato un enorme giro di traffici illeciti. Dallo psicologo agli avvocati che hanno contribuito fino alla droga che i detenuti gestivano, seppur reclusi in carcere.