Tragedia a Rebibbia, detenuto di 54 anni si toglie la vita in cella: è il 41° dall’inizio dell’anno

Roma, il carcere di Rebibbia

Sono 41 le persone detenute in regime penitenziario che si sono tolte la vita dall’inizio del 2025 dietro le grate della propria cella. L’ultima tragedia a Rebibbia. 

“54 anni, romano, lavorava presso la cucina del carcere fino a qualche mese fa, questa mattina è stato ritrovato impiccato nella sua cella singola al primo piano del reparto G-12 della casa circondariale di Roma Rebibbia” a renderlo nono è Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria.

Ma, come rende noto De Fazio, il numero è più alto: quarantuno, “più uno ammesso al lavoro all’esterno e un altro in una REMS, cui bisogna aggiungere ben tre operatori per un totale di 44 morti di carcere e per carcere”.

Il diario di Alemann

Negli ultimi mesi, si sono accesi i riflettori sull’Istituto penitenziario romano, a seguito delle lettere e del diario dell’ex Sindaco di Roma.

Gianni Alemanno è detenuto nel carcere per scontare una pena di un anno e dieci mesi. Da gennaio si è reso portavoce di aspre critiche sulle difficoltà della vita detentiva. Tra il gelo dell’inverno e il caldo soffocante d’estate a cui si aggiunge il sovraffollamento.

Per De Fazio il “sistema detentivo italiano “infligge la pena di morte di fatto e colpisce indiscriminatamente ristretti e operatori. I primi indipendentemente dal reato eventualmente commesso, i secondi per la sola ‘colpa’ di essere al servizio dello Stato”. 

“Questo surdo di caldo rovente, che ci porteremo addosso per i prossimi mesi, si aggiunge alla vergogna del sovraffollamento” aveva scritto Alemanno il 2 luglio scorso.

Nello stesso giorno un ragazzo di 29 anni ha provato a togliersi la vita. K.A. si è inflitto un taglio alla gola e si è impiccato alle sbarre della cella. Era in una cella di isolamento a Rebibbia.

La tragedia è stata evitata grazie a dei detenuti che hanno visto il ragazzo dallo spioncino della cella e subito hanno dato l’allarme. È stato immediato l’intervento degli agenti penitenziari che hanno liberato il ragazzo dal cappio e lo hanno affidato alle cure dei medici. 

Sovraffollamento del 143%

Allo stesso tempo non manca, da parte del segretario del sindacato, uno sguardo alle iniziative della politica: “A Rebibbia, ultimamente alla ribalta della cronaca per le lettere inviate da un noto politico che, evidentemente, poco e male se ne era occupato quando aveva avuto incarichi di governo e prima che vi entrasse come recluso, sono stipati 1.565 detenuti a fronte di una capienza per 1.068 con un sovraffollamento di oltre il 143%.

Stando alle recenti dichiarazioni del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, troppo poco se ancora ci si può suicidare! In assenza di altre soluzioni, non vorremmo che la task force balneare costituita a Via Arenula e che saremmo peraltro curiosi di sapere da chi è composta suggerisse un ulteriore aumento dei detenuti, così da potersi controllare meglio l’un l’altro o magari fino a impedire che vi sia lo spazio fisico per impiccarsi”, aggiunge sarcastico il Segretario della UILPA PP.

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