Trattativa Stato-mafia: tutti assolti. La Cassazione demolisce il teorema Ingroia

Demolito dalla Cassazione l’impianto accusatorio dell’indagine sulla presunta trattativa Stato-Mafia. I giudici della sesta sezione hanno confermato l’assoluzione per gli ex investigatori del Ros, per l’ex parlamentare Marcello Dell’Utri e riconosciuto la prescrizione per il boss di Cosa Nostra, Leoluca Bagarella e per il medico Antonino Cinà, ritenuto vicino a Totò Riina. Al termine della camera di consiglio i giudici hanno annullato la sentenza di appello senza rinvio, con la formula per non avere commesso il fatto, per quanto riguarda il generale dell’Arma, Mario Mori e per gli ufficiali dei carabinieri Antonio Subranni e Giuseppe De Donno. I supremi giudici sono quindi andati oltre quanto già deciso dai giudici di secondo grado di Palermo perché nel fare cadere le accuse hanno utilizzato una formula più ampia.
La soddisfazione di Ambrogio Crespi: “Ha vinto la giustizia giusta”
“La giornata di oggi rappresenta la giustizia giusta. Queste persone hanno trovato donne e uomini giusti, hanno permesso a un uomo che ha la sua età di finire la carriera con un’assoluzione dopo tanti anni di croce sulle spalle. Per me e per i miei figli oggi è una vittoria”. A dirlo all’Adnkronos è Ambrogio Crespi, che commenta così l’assoluzione in Cassazione dei generali Mario Mori e Antonio Subranni e dell’ex Ros Giuseppe De Donno nel processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia “per non aver commesso il fatto”.

Il regista, che diresse il docu-film ‘Generale Mori – Un’Italia a testa alta‘ raccontando la storia italiana degli ultimi cinquant’anni attraverso lo sguardo di Mori, uomo che l’ha vissuta da protagonista, trattiene a stento la gioia: “Ora vado a casa e racconto ai miei figli che oggi c’è una giustizia giusta, e in questo Paese ancora un po’ di luce c’è “, dice Crespi. Che spiega: “Quando ho deciso di fare il docu-film raccontando la storia di questi uomini, e lo spaccato di 50 anni che rappresentano, è stato perché sapevo che il generale Mori è un uomo che è un simbolo ed era importante raccontarlo. Gli ho sempre creduto”. Girare il film “mi ha preso in pieno petto -aggiunge il regista- Perché queste sono persone che hanno combattuto. E quando sono state condannate per me è stato un duro colpo”.