Utero in affitto reato anche all’estero: il ddl Rauti Malan piace a Pro Vita

utero in affitto

«E’ una misura di civiltà rendere la barbara pratica dell’utero in affitto reato universale quindi punibile anche se commesso all’estero”. Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus.

«Accogliamo con favore – si legge nella nota – la presentazione del disegno di legge a prima firma Malan e Rauti, che va nel solco della tutela delle donne e dei bambini. La maternità surrogata, come motivato da una sentenza della Cassazione dello scorso dicembre, è una “pratica che offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane”. Viola i loro diritti perché le sfrutta e le usa per sfornare bambini, trattati poi come oggetti del desiderio da acquistare come prodotti al supermercato. Per questo ci aspettiamo che il Ddl sia accolto favorevolmente da tutto il Parlamento e abbia un iter più rapido possibile per diventare presto legge». 

La proposta di Rauti e Malan vuole colpire la «diffusione del cosiddetto turismo procreativo, cioè di quel fenomeno per cui coppie italiane che non possono avere figli si avvalgono della tecnica della surrogazione di maternità in un Paese estero in cui la stessa è consentita – si legge nell’introduzione del disegno di legge –. Le pratiche della surrogazione di maternità costituiscono un esempio esecrabile di commercializzazione del corpo femminile e degli stessi bambini che nascono attraverso tali pratiche, che sono trattati alla stregua di merci. Ciononostante, il ricorso a queste pratiche è in vertiginoso aumento e la maternità surrogata sta diventando un vero e proprio business che, tanto per fare un esempio, in India vale oltre 2 miliardi di dollari l’anno».

Utero in affitto: pratica diffusa in Ucraina, Usa e India

La pratica dell’utero in affitto è diffusa e legale anche in altri Paesi, come Ucraina, Stati Uniti, Canada, Georgia e persino in Inghilterra, dov’è previsto un preciso regolamento per i contratti di surrogazione, ma in India – insistono i due proponenti – «le “volontarie”, reclutate nelle zone più povere, “producono” più di millecinquecento bambini all’anno per assecondare la domanda che viene dall’estero, attirata dai prezzi bassi, “appena” 25.000/30.000 dollari rispetto ai 50.000 che si spendono negli Stati Uniti d’America.