Variante indiana, massima allerta a Roma. E la comunità Sikh si organizza per i tamponi

Massima allerta anche a Roma per la temutissima variante indiana del covid 19. Che nel Paese asiatico, ormai sta mietendo qualcosa come 3500 vittime al giorno. La paura nasce dal fatto che la comunità Sikh nella Capitale è numerosa. Soprattutto in alcuni quartieri, come l’Esquilino. Tor Pignattara, Torre Angela e il Prenestino. E che moltissimi con famiglie e parenti in Italia, adesso vorrebbero rientrare. Perché da noi la curva del contagio è molto più bassa, e le cure vengono giudicate migliori. I voli dall’India però sono stati bloccati con una specifica ordinanza del ministero della salute, fin dallo scorso mercoledì. E potranno atterrare solo quelli con a bordo persone con la cittadinanza italiana. Ecco perché il vettore atteso domani a Fiumicino da Nuova Dehli, in realtà non partirà più. Un po’ perché sarebbe stato semivuoto. E anche per le pressioni ricevute in questi giorni dalla Farnesina. Mentre per ora risultano ancora schedulati due altri voli, giovedì e venerdì.

A fronte di questa nuova emergenza, dopo la mappatura in corso nella provincia di Latina, anche Roma è sotto osservazione. Da parte della Regione e delle Asl competenti. Ma la comunità indiana si sta muovendo anche da sola. Come spiega Singh, che fa il mediatore culturale. “Ogni giorno ci chiamano decine di connazionali per sapere come venire, anzi tornare in Italia. A tutti diciamo di non farlo».

Covid, almeno due casi di variante indiana a Latina. Ora è allarme a Roma e nel Lazio

Allarme variante covid, il mediatore culturale rassicura i romani. Facciamo i tamponi e ci mettiamo in quarantena da soli

Ci tiene Singh, che a Roma fa il mediatore culturale, a rassicurare la popolazione. Sul fatto che lui stesso, invita a non partire dal Paese asiatico. E che comunque, la comunità indiana in città è molto attenta. “Siamo impegnati a fare i tamponi (o meglio a prenotare i test), a fissare gli appuntamenti per i vaccini. Ad aiutare le famiglie che hanno ancora alcuni membri in India, a garantire che chi è arrivato da poco se ne stia in quarantena». E sulla stessa lunghezza d’onda sono anche molti suoi connazionali. Che per lo più lavorano nel terziario. E che hanno paura, per loro stessi e per i clienti che stanno perdendo. Mentre qualcuno come Ripu, che è qui da otto anni e alleva cavalli, non ama il clima che si sta creando. «L’India, lo scorso anno con il premier Modi, ha aiutato tutti i Paesi che erano stati colpiti dal Covid, Italia compresa. Ora tocca a voi farlo. Quello che sta succedendo nel mio Paese non è mica colpa nostra, prendetevela con i cinesi». Gli amici che lo ascoltano, in un ristorante indiano dietro piazza Vittorio, si affrettano però a chiarire che «finora dalle autorità italiane si è avuto tutto l’aiuto necessario». Mentre Sukhpal, un altro cittadino indiano, ha dichiarato al Messaggero: «Vivo a Tor Pignattara da anni e non ci sono mai stati problemi. Anche per questo ai miei amici abbiamo detto di chiudersi in casa. E di chiedere a noi quello di cui avevano bisogno per non farli uscire». Poco più in là una negoziante italiana sospira: «Speriamo, perché qui la paura di contagiarsi aumenta giorno dopo giorno».

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