Violenti scontri alla Sapienza, aggressione alla polizia: due manifestanti a processo

Scontri oggi pomeriggio alla Università la Sapienza. Due manifestanti sono stati arrestati. I due ragazzi verranno portati a casa per la notte, dove rimarranno bloccati ai domiciliari. Domani saranno processati per direttissima presso il tribunale di Roma. I capi d’accusa sono danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale.

“Oggi pomeriggio, un gruppo di circa 300 manifestanti ha tentato di fare irruzione nel Rettorato dell’Università La Sapienza dove era in corso il Senato Accademico e sono stati respinti – a quanto riferiscono fonti della Questura di Roma – dal personale impegnato in servizio di ordine pubblico”.  “I manifestanti si sono quindi mossi in corteo all’interno dell’Università. Uno dei partecipanti al corteo è saltato su un auto di servizio della Polizia di Stato, danneggiandola, e per tale motivo è stato arrestato. I manifestanti – riferiscono sempre le fonti – inoltre hanno danneggiato anche due autovetture del personale di vigilanza interna dell’Università al di fuori del Rettorato”. Successivamente molti manifestanti hanno tentato di fare irruzione nel Commissariato Università, senza riuscirvi. I manifestanti sono stati fronteggiati dagli agenti in servizio e un dirigente della Polizia di Stato è stato aggredito da un manifestante, che è stato tratto in arresto. Altri manifestanti si sono diretti verso il Commissariato di P. S. San Lorenzo dove era stato condotto uno dei manifestanti arrestati.

“Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha sentito personalmente il capo della Polizia, Vittorio Pisani, per sincerarsi delle condizioni di salute degli operatori delle forze di polizia aggrediti durante gli scontri avvenuti nel pomeriggio alla Sapienza, esprimendo loro la propria vicinanza e solidarietà”. Lo fa sapere il Viminale.

“Quanto è accaduto alla Sapienza per mano di sedicenti iscritti che usano l’università come strumento di reclutamento ideologico è lontano anni luce dal desiderio di pace in Medio Oriente. L’uso della violenza e dell’intimidazione è figlio di quell’odio che ha dato i suoi frutti avvelenati il 7 ottobre. Studenti, professori e ricercatori che chiedono la sospensione degli accordi sulla ricerca tra le università italiane e quelle israeliane pretendono di decidere per conto del Governo e dell’autonomia dei singoli atenei generando uno stato di anarchia e di disordine culminando con il ferimento delle Forze di Polizia e con le minacce alla rettrice Polimeni. A entrambi la mia solidarietà e il mio sostegno. Non si può fermare la guerra facendo la guerra”. È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.