Zingaretti non perde il pelo rosso: “Festeggiamo il 25 aprile grazie alla grande storia comunista”

zingaretti nomine

Zingaretti come il personaggio di Verdone, “Comunista così? No comunista così”. Pare il povero Mario Brega, in un’imitazione patetica e grottesca l’ex governatore del Lazio oggi parlamentare del Partito democratico. Rivendica le radici comuniste del 25 aprile e della resistenza, senza arrossire neanche un po’.

«È molto triste perché su temi così delicati ci vuole molta coerenza – dice il deputato del Pd Nicola Zingaretti durante il corteo antifascista organizzato dall’Anpi che sta sfilando lungo le strade di Roma – Oggi Ignazio La Russa deve dire grazie alla lotta partigiana perché è stato eletto da un Senato che è stato eletto dai cittadini. Con il fascismo non era così. E quindi tutte le italiane e gli italiani debbono qualcosa ai partigiani e alla resistenza perché loro hanno ridato la libertà a tutti». 

No, caro Zingaretti, chi è comunista non può predicare la libertà

“E a proposito delle polemiche sulla differenza tra i partigiani e il ruolo dei comunisti, non dimentichiamoci mai che una delle tre firme sulla Costituzione repubblicana è di Umberto Terracini, comunista italiano e quindi noi siamo lì anche perché quella è stata una grande storia come quella appunto delle varie anime della resistenza”, ha aggiunto.

L’ex governatore della Regione Lazio non ha detto: “Addà venì Baffone”, ma ci mancava poco. In difesa di un’ideologia che ha mietuto milioni di morti, che ancora adesso rappresenta povertà e terrore in divese nazioni del globo. Ridotto così il compagno Zinga: senza neanche un po’ di pudore. Perché chi ragiona come lui la resistenza la fa al buon senso e alla democrazia.