Emanuela Orlandi, le rivelazioni choc: “È sepolta a Torvaianica, dietro tutto c’è Marcinkus”

Emanuela Orlandi

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La morte del Papa ha riportato nuovamente alla ribalta la vicenda di Emanuela Orlandi. Ed ecco che adesso si torna a cercare la verità, quella verità che non esce dalle mura vaticane. Proprio Papa Francesco, 5 giorni dopo la sua elezione, il 18 aprile 2013, all’uscita dalla parrocchia di Sant’Anna, aveva pronunciato il nome della 15enne, al momento di incontrare i familiari. «Mi ha stretto la mano e ha detto “se Emanuela sta in cielo, preghiamo per lei”», aveva raccontato a caldo il fratello Pietro Orlandi.

Emanuela Orlandi, un nome che non smette di far tremare il Vaticano

Ogni volta che si riapre uno spiraglio sul caso di Emanuela Orlandi, è come se il tempo si fermasse al 22 giugno 1983. Ma oggi, a distanza di oltre quarant’anni dalla scomparsa della cittadina vaticana, c’è chi sostiene di sapere dove si trovi il suo corpo — e chi ci sia dietro a quella sparizione che ancora tormenta l’Italia. Il nome che sta scuotendo le cronache è quello di Sophie L., una ragazza della comunità cattolica provenzale, che dice di ricevere messaggi soprannaturali su Emanuela e su altre ragazze scomparse negli anni ’80 e ’90. Una vicenda che Gianluigi Nuzzi ha deciso di raccontare sulle pagine de La Stampa, svelando un carteggio fitto di misteri, rivelazioni scioccanti e accuse pesantissime contro figure di alto rango del Vaticano.

Sepolta a Torvaianica: visioni mistiche o verità taciute?

Tutto comincia nel Natale del 2020, quando alcuni prelati francesi ricevono da Sophie L. indicazioni su una presunta tomba di Emanuela Orlandi. Secondo lei, i resti della ragazza si troverebbero a Torvaianica, sotto un palazzo sul lungomare, davanti a quello che una volta era il ristorante “Pippo l’Abruzzese”, ora diventato il Talea. Una coincidenza inquietante: proprio lì, la super testimone Sabrina Minardi, amante del boss della Magliana Enrico De Pedis, raccontò di un pranzo con uomini legati al sequestro. Da Avignone a Roma, la missione dei religiosi si muove con discrezione. Ma c’è un dubbio che assilla lo stesso Nuzzi: “Come può questa ragazza sapere tutto questo senza internet, senza accesso ai libri? Chi le sta suggerendo queste informazioni e perché?”

L’incontro con Nuzzi: sguardi, silenzi e tensione

Nell’autunno del 2021, Sophie arriva in Italia accompagnata da un vescovo e un sacerdote. Gianluigi Nuzzi la incontra a Milano. “Magrissima, occhi chiari e sfuggenti, quasi non parla. Ma quando converso con i sacerdoti, lei mi osserva, mi studia”. Il giornalista le propone un confronto diretto con Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, per verificare la veridicità delle sue parole. Lei accetta, ma quell’incontro non è ancora avvenuto. Pochi giorni dopo, arriva una mail: Sophie sostiene di ricevere informazioni direttamente da Padre Pio. Inizia così un carteggio inquietante, fatto di rivelazioni, nomi, dettagli privati e una lunga lista di vittime.

Una lista nera: nomi, date, accuse

Nella sua prima email, Sophie scrive: “Ho ricevuto molte informazioni da Emanuela. Mi ha parlato della sua vita, del giorno della scomparsa, di ciò che le è stato fatto”. Ma non si ferma lì: cita altre sette ragazze, tra cui Mirella Gregori, Elisa Claps, Alexandra Sandri, tutte vittime, secondo lei, di un sistema occulto legato al clero, alla Massoneria e a riti satanici. I responsabili? In diversi casi, Monsignor Paul Marcinkus, ex presidente dello IOR, e in uno Monsignor De Bonis. Accuse gravissime, tanto da sembrare un film horror. Eppure, la minuzia dei dettagli getta un’ombra gelida sull’intera vicenda.

Una verità scomoda da raccontare

Sophie non si definisce una veggente, ma parla di apparizioni e bilocazione. Sostiene che le informazioni le arrivano “dal cielo”. Alcune, come il soprannome affettuoso che la madre dava a Emanuela, sembrano accessibili solo ai familiari. Scrive: “Ho molta paura. Le minacce aumentano. Il tempo stringe. Faranno di tutto per farmi tacere”. Parole cariche di angoscia, che lasciano il lettore sospeso tra dubbio e inquietudine.

Il mistero Noirot: soldi, musica e ombre

In questo puzzle entra anche un altro nome: Monsignor Marcel Noirot, ex docente dell’Istituto di musica sacrafrequentato da Emanuela. Lo stesso istituto dove la ragazza fu vista per l’ultima volta. Secondo Nuzzi, Noirot avrebbe avuto un fondo personale presso l’Apsa, la banca centrale vaticana, pratica all’epoca vietata. Cosa c’era dietro quel conto? Un errore amministrativo o un collegamento oscuro con la sparizione di Emanuela? Quel fondo, con una liquidità di 51mila euro e titoli per oltre 450mila, non può essere ignorato.

Un caso ancora irrisolto, un’eco che non si spegne

Le parole di Sophie L. dividono: profezia o manipolazione? Le sue rivelazioni riportano a galla un’inchiesta scomoda, che tocca ambienti potenti, il Vaticano, la Banda della Magliana, e una lunga scia di ombre mai dissolte. Come scrive Nuzzi, “Sembra un film, ma forse è un mosaico al quale mancano solo gli ultimi tasselli”. E la domanda più scomoda resta sospesa nell’aria: fino a dove siamo disposti ad ascoltare per trovare la verità su Emanuela Orlandi?