Giro di vite su 885 chioschi: il Campidoglio affida (senza bando) i controlli a Risorse per Roma (che si ‘mangia’ anche il Commercio)
Il Campidoglio ha messo sul tavolo 325 mila euro (con affidamento diretto, quindi senza bando pubblico) per Risorse per Roma (Municipalizzata capitolina) a cui la Giunta Gualtieri ha affidato il compito di passare letteralmente ai raggi X 885 postazioni di commercio su strada: tra banchi, bancarelle, chioschi e aree dove ogni giorno si lavora anche se su suolo privato (“Non su area pubblica”, si legge tra le carte). L’obiettivo, prima ancora di spostare o chiudere qualcosa, apparirebbe molto concreto, da parte del Campidoglio. Avere una fotografia ufficiale di dove stanno davvero queste attività, di quanto spazio occupano e se sono perfettamente in regola. Senza numeri e disegni, i controlli restano discussioni teoriche. Con una mappa, diventano decisioni. L’affidamento a Risorse per Roma fuori-bando è previsto dalla legge, quindi formalmente e concretamente ineccepibile, dal punto di vista legale.
Cosa cambia per i controlli sui banchi
Ma il punto, però, è politico: questa operazione serve a preparare i nuovi Piani del Commercio dei Municipi. In pratica, Roma vuole mettere ordine all’intero settore Commercio di Roma, non prioprio una bazzecola. Misure, posizioni, ingombri, regolarità/irregolarità. Con un rilievo fatto bene, l’amministrazione potrà verificare se una postazione è troppo grande, se intralcia passaggi, se sta in punti sensibili, se rispetta regole e distanze. E potrà farlo con carte in mano, non “a occhio”. Per gli operatori significa una cosa: quando arriverà una contestazione, non basterà più dire “si è sempre fatto così”. Quindi, prima di tutto, è probabile che a tale decisione del Campidoglio seguano una sequela a dir poco infinita di ricorsi e contro-ricorsi giudiziari.
Un affidamento diretto: scelta rapida, ma anche scelta di potere
Poi c’è un altro aspetto, l’incarico di ‘controllore’ del settore Commercio non va a un privato scelto con gara pubblica, ma a Risorse per Roma, società controllata dal Campidoglio. È un affidamento diretto: il Campidoglio sceglie di far fare questo lavoro a una struttura “di casa”, presentandola come la soluzione più veloce e gestibile. Il messaggio è chiaro: quando la partita è delicata e può generare proteste, ricorsi e pressioni, l’amministrazione preferisce muoversi con un soggetto interno, dove la catena di comando è più corta e il controllo politico-amministrativo più stretto, quasi asfissiante.
Il nodo vero: ordine o spostamenti?
Dietro la parola “riordino”, però, c’è una domanda che in strada tutti capiscono: chi resta e chi no. Mappare 885 postazioni non è un esercizio teorico. Significa aprire la strada a scelte che possono pesare: riduzioni di spazio, ricollocazioni, accorpamenti, fino ai casi più duri di ‘sfratto’. Il Comune parla di regole e decoro, gli operatori temono che il giro di vite diventi un giro di vite “a prescindere”, senza distinguere tra chi lavora regolarmente e chi vive di scorciatoie. È qui che la politica entra a gamba tesa: il commercio su suolo anche se privato è economia, è lavoro, è indotto, ma anche consenso nei quartieri, equilibrio politico, sociale e elettorale specie in vista delle elezioni 2027.
Dopo le Strade e i cantieri, ora anche il Commercio
Ed eccolo, il terzo tema: Risorse per Roma continua ad allargarsi e senza bando, proprio mentre le prossime elezioni si avvicnano a passo da gigante. Negli ultimi mesi la società è stata sempre più presente nella macchina capitolina: cantieri per l’asfalto nelle strade dentro al GRA, progetti urbani di rigenerazione in centro, manutenzione del verde e progetti sportivi. Tutti affidamenti diretti e, per l’appunto, senza bando. Ora Risorse per Roma entra anche in un settore strategico e delicatissimo: il commercio su strada in aree private. È una scelta che racconta una visione: accentramento, qualcuno forse parlerebbe di rischio ‘monopolio’, di fatto più potere operativo in poche mani, meno frammentazione tra uffici e Municipi. Ma racconta anche un’ambizione politica della Giunta Gualtieri: trasformare una società partecipata in un “hub” capace di reggere pezzi sempre più grandi della città.
La domanda che resta: più controllo o più potere concentrato in poche mani?
Il Campidoglio presenterà questa scelta come efficienza: meno burocrazia, più rapidità, più controllo pubblico. E, in una città stanca del caos, è un argomento che può funzionare. Ma c’è l’altra faccia: quando una società diventa il punto di passaggio per strade, rigenerazione, sport e ora anche per la “mappa” del commercio, il rischio percepito è quello di un monopolio pubblico di fatto, difficile da discutere e da confrontare con alternative. La domanda politica, alla fine, è semplice: questa centralizzazione produrrà risultati visibili per i cittadini — più ordine, più sicurezza, più regole uguali per tutti? — o creerà un super-gestore che decide sempre di più, mentre il resto della città resta a guardare l’agonia di quello che si chiama libero mercato?